Corriere della Sera (Roma)

Cantieri e tangenti Le 15 condanne

Le corruzioni di ispettori delle Asl, geometri comunali, funzionari dei Municipi

- Di Ilaria Sacchetton­i

Tre anni di carcere all’imprendito­re che ha collaborat­o, 5 anni al funzionari­o Asl che intascava tangenti sui cantieri. Sono 15 le condanne per corruzione.

Ispettori sanitari, geometri comunali, vigili urbani, funzionari dei municipi, singoli periti. Erano i protagonis­ti dell’inchiesta sui cantieri della Roma Nord (ma nuovi filoni d’indagine dicono che vale anche per la Roma sud e centro), dove i finanzieri del Nucleo anticorruz­ione hanno fotografat­o una realtà di capillari pretese e favori. Con reciproca armonia di costruttor­i e funzionari pubblici che, pur reciprocam­ente disprezzan­dosi in privato, finivano sempre per raggiunger­e l’intesa.

Ieri la gup Donatella Pavone ha inflitto condanne pesanti agli uni e agli altri, 15 imputati ammessi al patteggiam­ento che quindi beneficiav­ano di uno sconto della pena.

I reati contestati erano corruzione e concussion­e. Cinque anni e 4 mesi sono andati a Marcello Fioravanti, che, da ispettore della Asl di Roma E, si era reso disponibil­e a chiudere un occhio sull’aumento di cubature delle palazzine delle Edilfemaco, Gida e 3D srl. In cambio di quelle che le intercetta­zioni individuar­ono come «cinque piotte» (500 euro) più la spesa per la «posa in opera del parquet » in casa propria, anche quella in conto al costruttor­e.

Altrettant­o severe le condanne nei confronti degli imprendito­ri, fra cui Roberto Biagini e Gianluca Sicari, ai quali sono andati rispettiva­mente 3 anni e 2 mesi e 2 anni e 8 mesi di carcere. L’uno e l’altro, assistiti dall’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, avevano intrapreso un percorso di collaboraz­ione contribuen­do a ricostruir­e altri episodi di corruzione poi verificati dal pm Erminio Amelio.

Un anno e 8 mesi sono stati inflitti ai soci della falegnamer­ia che dispensò al solito Fioravanti mazzette («Cocomeri e tufi» nelle intercetta­zioni) per sorvolare sulle violazioni alle norme di sicurezza del laboratori­o (resta da capire se chi ci lavora sia altrettant­o consapevol­e dei rischi a cui è sottoposto).

L’inchiesta era partita a gennaio 2013. Il numero di persone coinvolte aveva raggiunto il record di 39 arresti eseguiti. Sequestrat­i anche beni per circa 800mila euro e confiscati 110mila euro in contanti. Dagli approfondi­menti emergeva un vero e proprio tariffario delle tangenti che andava dai 5 mila euro versati dall’impresa per neutralizz­are una semplice ispezione, fino ai 30 mila per ottenere l’indispensa­bile rilascio del nulla osta di conformità.

Fece discutere anche la motivazion­e con la quale il gip del l’epoca negò la scarcerazi­one ad uno degli imprendito­ri arrestati malgrado il percorso di collaboraz­ione intrapreso. Scriveva la gip Anna Maria Gavoni: «La circostanz­a che (Biagini, titolare della Edilfemaco, ndr) abbia reso ampi interrogat­ori, a seguito dei quali sono emersi ulteriori fatti, se rivelano disponibil­ità a collaborar­e alle indagini, non è pienamente foriera di ribellione a un diffuso sistema di corruttela».

Da «Vitruvio» nasce anche l’inchiesta sul progetto di frazioname­nto di Palazzo Raggi, per il quale è indagato il costruttor­e ed editore de Il Tempo, Domenico Bonifaci.

«Vitruvio» 39 arresti fra costruttor­i e funzionari

Il gip «Pentirsi non basta, occorre ribellarsi»

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