«Il supertestimone Accetti capace di intendere e volere ma è un narcisista»
«Narcisistico» e «istrionico». Sono le parole utilizzate dal perito Stefano Ferracuti per definire la personalità di Marco Fassoni Accetti, il cinquantasettenne fotografo che, nel 2013, si era auto accusato e aveva accusato altri della scomparsa di Emanuela Orlandi (1982), dando il via a una nuova stagione d’ipotesi e congetture. La perizia gli riconosce piena capacità di intendere e di volere, e quindi lo valuta imputabile dei reati di calunnia e autocalunnia, spianando la via a un nuovo processo nei suoi confronti. Dopo una lunga serie di approfondimenti condotti dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, l’inchiesta sulla Orlandi, si era conclusa con una richiesta di archiviazione nei confronti degli indagati Sergio Virtù, ex Banda della Magliana, Sabrina Minardi la donna di Renatino De Pedis e Piero Vergari, ex rettore della basilica di Sant’Apollinare. La verifiche, ambiziose, puntavano a sciogliere un caso complesso. Il rapimento della figlia sedicenne del funzionario del Vaticano messo in atto, secondo ipotesi, per fare pressione sul Pontefice dell’epoca, papa Wojtyla. In questa nuova trama Fassoni Accetti si era ritagliato un ruolo da protagonista, coerentemente con la personalità che gli attribuisce lo psichiatra della procura. In passato era stato arrestato per aver investito con un furgone un bambino di 12 anni, José G., figlio di un funzionario uruguayano delle Nazioni Unite. Condannato per omicidio colposo ha sempre sostenuto che la vicenda fosse un depistaggio per screditarlo. Sul suo blog, il fotografo replica: «Il perito non sapeva nulla del caso Orlandi. La sua pretesa di giudicare una materia tanto vasta è indubbiamente riduttiva, semplicistica ed arrogante. Ha attaccato l’asino laddove vuole il padrone, ripetendo le considerazioni dell’accusa».