Asta-bis, altro flop Restano al Comune le case di Affittopoli
Incasso previsto 12 milioni: neanche un’offerta
Nell’elenco delle proprietà in vendita - come ha notato qualcuno «deciso solo il 7 ottobre e forse non abbastanza pubblicizzato» - si contavano 21 indirizzi tra case, uffici e superfici commerciali. Ma si trattava di appartamenti ancora occupati, mai ristrutturati o addirittura pericolanti, non «visitati» dai periti che avrebbero dovuto valutarli e per questo piazzati sul mercato «in base ad una stima documentale». Così quella indetta dal Comune per vendere e rendere finalmente remunerativi i «gioiellini» già finiti nello scandalo degli affitti stracciati (70 metri quadrati al Colosseo incredibilmente affittati a 100 euro al mese) è andata praticamente deserta.
Appartamenti ancora occupati, mai ristrutturati o addirittura pericolanti, non «visitati» dai periti che avrebbero dovuto valutarli e per questo piazzati sul mercato «in base ad una stima documentale». Chi parteciperebbe, nonostante gli sconti e una location esclusiva come Campo de’ Fiori, ad un’asta immobiliare così? Nessuno, e infatti quella indetta dal Comune per vendere e rendere finalmente remunerativi i «gioiellini» già finiti nello scandalo degli affitti stracciati (70 metri quadrati al Colosseo incredibilmente affittati a 100 euro al mese) è andata quasi deserta. Solo due offerte. Una esclusa per un vizio di forma e l’altra aggiudicata, sì, ma nel Comune di Ciampino, una striscia di terreno che un privato puntava da tempo: 20 mila 150 euro (2 mila in più rispetto alla base) che quindi sono anche l’incasso complessivo di questa seconda asta-flop.
Seconda perché la prima venne bandita in epoca Marino, precisamente il 10 agosto 2015, che probabilmente fu anche il motivo per il quale si ottenne un primo esito insoddisfacente: tredici offerte per appena sei immobili sul totale dei 35 proposti, con un incasso di soli 2,6 milioni di euro anziché i preventivati 16,5. Ieri, all’apertura delle buste negli uffici del dipartimento Patrimonio, è andata anche peggio.
Nell’elenco delle proprietà in vendita - come ha notato qualcuno «deciso solo il 7 ottobre e forse non abbastanza pubblicizzato» - si contavano 21 indirizzi tra case, uffici e superfici commerciali come l’hotel a quattro stelle Richmond di largo Corrado Ricci, per un valore complessivo a base d’asta di circa 12 milioni di euro. Prezzi vari. Nel caso dell’hotel Richmond - oggi chiuso e anzi dichiarato «inagibile» dagli stessi gestori che negli ultimi anni pagavano al Comune non un affitto bensì un’indennità di occupazione di 4 mila euro al mese essendo il contratto di locazione scaduto - la base d’asta era di 4 milioni 316 mila euro. Un affare? Forse, considerando le dodici stanze con vista Colosseo. C’è però un problema: il contenzioso col Comune.
Eccole, le «postille» che disincentivano gli acquisti. Nel caso dell’hotel «l’occupazione senza titolo con contenzioso», poi altri sette indirizzi risultano «occupati con o senza titolo», e infine - terza categoria - i restanti lotti sarebbero liberi «da un punto di vista documentale». Ovvero: al netto del sopralluogo, si «ipotizza» - nei fatti al buio - un valore di mercato basato sulle stime Omi dell’Agenzia delle Entrate. Così, la base d’asta per l’immobile in via Giolitti è di 270 mila euro, per quello in vicolo dei Falegnami dietro largo di Torre Argentina 430 mila euro, ancora per via dei Cappellari il Comune chiede 329 mila euro e alla fine anche i tre apparta- menti in via dei Montecatini a ridosso di via del Corso appaiono fuori mercato: dai 264 mila al milione e 100 mila euro.
Oltre all’incognita dell’acquisto-sorpresa, del resto, c’è quella riferita all’inquilino, che oggettivamente contribuisce a deprezzare l’immobile: «L’aggiudicazione degli immobili occupati con titolo - spiega il disciplinare di gara - è condizionato al mancato esercizio del diritto di prelazione nel termine di 60 giorni » . Cioè, l’inquilino abusivo ma riconosciuto tale potrebbe reclamare una priorità che quindi farebbe sfumare l’offerta. L’ex assessore al patrimonio Alessandra Cattoi immaginò, all’epoca, un’infilata di vendite per un incasso complessivo di 300 milioni di euro, da reinvestire anche nelle abitazioni per l’emergenza abitativa. Oggi, invece, le aste e anche gli affitti (sempre fermi al 2014) restano al palo.
I limiti Immobili occupati, mai ristrutturati o addirittura pericolanti e non «visitati» dai periti