I fratelli Dardenne e i turbamenti di Jenny Davin
I registi fra gli ospiti del Tertio Millennio con il loro film «La ragazza senza nome»
«Il cinema non è una scienza esatta». Quando, lo scorso maggio al festival di Cannes, il loro decimo film ha ricevuto un’accoglienza tiepida, JeanPierre e Luc Dardenne l’hanno presa con filosofia. E hanno rimesso mano a
rimontandolo e tagliando sette minuti al film che segue i turbamenti della dottoressa Jenny Davin (Adèle Haendel) di fronte a un episodio che l’ha vista, casualmente, protagonista. Una ragazza senza nome né storia viene trovata morta dopo aver suonato alla porta dell’ambulatorio dove la dottoressa lavora, come le immagini della telecamere di sicurezza rivelano. Il suo turno era finito e non l’ha fatta entrare: avrebbe potuto salvarle la vita. Inizia a investigare, in modo ossessivo, per scoprire chi fosse quella giovane donna e come è morta. I due fratelli belgi («Come lavoriamo insieme? Non parliamo tanto tra di noi. Perché siamo la stessa persona. Voi vedete due corpi, ma siamo uno solo», amano spiegare) saranno stasera alla Casa del cinema per presentare il film (in uscita nelle sale giovedì) al pubblico. L’occasione è l’inaugurazione del XX Tertio Millennio Film Fest, il festival del dialogo interreligioso, in programma fino al 29 ottobre, durante il quale saranno consegnati gli Rdc Awards, i premi della
Dalla Mostra di Venezia dove ha vinto il Leone d’argento arriva invece (giovedì alle 17.30 alla Sala Trevi) del maestro russo Andrei Konchalovsky, atteso tra gli ospiti del festival. Il film, candidato all’Oscar per il miglior film straniero dalla Russia, è una riflessione, girata in bianco e nero, sulla tragedia dell’Olocausto, attraverso l’incrocio di tre punti di vista diversi. Quello della prigioniera del lager, Olga, una principessa russa vicina alla Resistenza francese (la bravissima Yuliya Vysotskaya), quello di Helmut giovane ufficiale delle SS (Christian Clauss) e il collaborazionista Jules (Philippe Duquesne).
Ermanno Olmi non sarà a Roma, ma la sua presenza sullo schermo grazie al documentario di Federico Pontiggia (che lo presenta giovedì al Cinema Trevi con Alessandro Bignami). Una lezione di cinema, etica e felicità di stare al mondo.
La condizione femminile è il cuore di alcune delle pellicole — in particolare di Anne Fontaine, di Bahram e Bahan Haj Abol Loo,
di Ida Panahandeh, di Parviz Shahbazi — della rassegna organizzata dalal Fondazione Ente dello spettacolo. Tra i titoli in programma i documentari di Toni Trupia, storia del pluriomicida mafioso Pippo Grassonelli, di Moritz Siebert sull’immigrazione e
del veterano di doc musicali Morgan Neville. Da non perdere di Hay Abu-Assad. Per scoprire con Mohammed Assaf che il riscatto passare anche dalla platea di un talent show.