Così il centro storico muore Unesco, appello (disperato)
Appello all’Unesco di cittadini e comitati
Basta con l’assedio di fast food e negozi di chincaglierie che invadono il centro storico di Roma, uno dei patrimoni dell’umanità. Basta con «questa Roma imbruttita, ferita, involgarita, sporcata, stuprata, invasa, assediata». È l’appello all’Unesco di associazioni, intellettuali, cittadini e comitati.
Un appello contro McDonald’s. Ma anche contro l’assedio della «marea turistico-commerciale» che invade «le piazze più preziose della Roma dei Cesari e dei Papi». In particolare, piazza Navona, «da tempo sotto assedio», ma ora «ferita al cuore» con un negozio di cianfrusaglie a due passi dalla chiesa di Sant’Agnese in Agone e proprio davanti alla Fontana dei Fiumi «costringendo invece la bella, colta, tradizionale bottega antiquaria dei Nardecchia ad abbandonarla a causa del caro-affitti».
Decine di firme inviate all’Unesco. Intellettuali, comitati, associazioni, residenti e romani innamorati di piazza Navona hanno scritto un appello per chiedere all’organismo mondiale che tutela i monumenti e i luoghi più belli del mondo di «vigilare con più rigore» affinché la piazza e il centro storico, patrimonio Unesco, «non vengano ulteriormente vilipesi e dissipati».
L’appello si rivolge anche a Comune, ministero dei Beni Culturali e I Municipio perché «responsabili delle sorti di questa Roma offesa e sfregiata, affinché intervengano per la loro parte al più presto per evitare il disastro finale».
Sotto accusa nel documento firmato tra gli altri da Vittorio Emiliani, presidente del Comitato per la Bellezza, non solo il nuovo McDonald’s appena aperto in piazza delle Cinque Lune, a due passi dal Senato, ma anche quello che potrebbe essere presto inaugurato a Borgo Pio (nella foto), a poche decine di metri da San Pietro. Si tratta, scrivono i firmatari dell’appello, «di un processo di sfruttamento commerciale della città storica, di degrado estetico, di sfregio dell’identità antica che sta danneggiando lo stesso turismo qualificato: non ne possiamo più di questa Roma imbruttita, ferita, involgarita, sporcata, stuprata, invasa assediata».
Troppi «orribili negozi di souvenir» sfigurano la città, «da Borgo Pio a Trevi, al vecchio banco di Santo Spirito: chi continua ad autorizzare?» si chiedono i firmatari dell’appello. Oppure, continuano, «si tratta di paccottiglia del tutto abusiva che sfregia l’immagine di Roma e danneggia il turismo vero?». Si contano oltre 4mila locali di mescita aperti in pochi anni, «una follia». Ma «cosa fa la Soprintendenza statale, cosa fa quella capitolina, cosa fa il Campidoglio, cosa fa il I Municipio per salvare dall’imbarbarimento più volgare e avido la città antica divenuta una costellazione di “mangiatoie”?»
La richiesta delle associazioni, tra cui Italia Nostra, i comitati del centro storico e i residenti è «l’attuazione immediata delle regole già esistenti, la verifica della legalità delle licenze commerciali e delle occupazioni di suolo pubblico in atto, la messa in cantiere rapida di un severo regolamento sul decoro della città antica analogo a quello adottato di recente dal Comune di Firenze». Arriverà una risposta?