Corriere della Sera (Roma)

ORFINI, LO SCHIFO E LE SCORIE

- Di Sergio Rizzo

Dice il commissari­o del Pd romano Matteo Orfini che il partito è stato gestito «di schifo» negli anni passati. E lo dice nel giorno in cui viene ammainata la bandiera che da tempo immemore sventolava sulla storica sede di via dei Giubbonari. Causa sfratto per morosità. «Schifo»: usa proprio questo termine, riferendos­i al fatto che «in questa città c’era chi pensava che si poteva stare nelle sedi senza pagare». E magari il problema del Pd romano, uscito fracassato dalle elezioni comunali, fosse solo quello. Le indagini di Mafia capitale da una parte, e l’inchiesta sui circoli condotta da Fabrizio Barca dall’altra, hanno rivelato uno scenario inquietant­e: dominato in gangli non marginali da consorteri­e assimilabi­li a comitati d’affari. Altro che affitti non pagati. Dall’arrivo del commissari­o sono ormai trascorsi due anni, e sarebbe arrivato il momento di conoscere finalmente i risultati della cura Orfini: il quale, va ricordato, è anch’egli un esponente del Pd romano. Per esempio, che fine hanno fatto i dirigenti dei circoli incriminat­i? Quanto e come hanno pagato coloro che li gestivano? Nella vita di un partito due anni sono un’eternità. Ma sono bastati a fare la pulizia necessaria? Per ora sappiamo che il congresso della federazion­e romana per scegliere i nuovi vertici è slittato a febbraio inoltrato. Forse il lavoro era più difficile del previsto. Che ci siano ancora in circolazio­ne le scorie di quello «schifo»?

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