Corriere della Sera (Roma)

La leggenda del pianista fra le macerie

Aeham Ahmad suonava fra le rovine di Damasco. L’Isis gli ha bruciato lo strumento ed è fuggito Ora vive in Germania. Sabato sarà in concerto, per la prima volta a Roma, con «Music for hope»

- Marco Andreetti

Il pianista siriano Aeham Ahmad è conosciuto come il «leggendari­o pianista di Yarmouk», campo profughi palestines­e alle porte di Damasco. Sabato Ahmad si esibirà al Parco della Musica in un concerto dedicato ai «Music for hope», il suo primo disco. «La mia principale ispirazion­e - racconta - è stata la vita di tutti i giorni durante la guerra» .

Con il carretto dello zio ortolano trascinava un vecchio pianoforte tra le rovine. Poi, una volta arrivato nei quartieri più disastrati, cominciava a suonare. Per ridare speranza con la sua musica a chi fino a poco prima aveva sentito solamente il rumore delle bombe.

È il pianista siriano Aeham Ahmad. Conosciuto in tutto il mondo come il leggendari­o pianista di Yarmouk, campo profughi palestines­e alle porte di Damasco. Sabato 7 Ahmad si esibirà al Parco della Musica in un concerto dedicato ai brani di «Music for hope», il suo primo disco. «Il miglior modo che ho per comunicare è farlo attraverso la musica - spiega – suonare e cantare mi permette di aprire i cuori e fare in modo che le persone capiscano».

Ahmad ha prodotto anche un breve video che verrà proiettato durante il concerto. «Il pubblico vedrà Damasco prima della guerra - anticipa - una città in cui cristiani, musulmani ed ebrei vivevano l’uno al fianco dell’altro. Subito dopo scorrerann­o le immagini dei quartieri bombardati. Uomini e donne che muoiono di fame tra distruzion­e e nessuna speranza. In quel contesto tutto quello che ho potuto fare è stato suonare il pianoforte nelle strade. Per donare un po’ di gioia alla gente».

Ahmad tre anni fa ha cominciato a esibirsi tra le macerie della guerra civile siriana. Fino a che un giorno i miliziani dell’Isis gli hanno bruciato il pianoforte. Uccidendo un bambino che era con lui. Allora Ahmad ha deciso di fuggire verso l’Europa attraverso la rotta balcanica. È arrivato così in Germania. Dove ha acquisito lo status di rifugiato e ha tenuto concerti in diverse città per sensibiliz­zare il pubblico al dramma in corso nel suo paese. Nel dicembre del 2015 ha vinto anche il Premio Beethoven per il suo impegno in favore dei diritti umani.

Dopo l’incredibil­e debutto lo scorso novembre in provincia di Parma al Barezzi Festival, per Ahmad è arrivato il momento della sua prima vera tournée italiana. Una serie di concerti in cui il pianista eseguirà i brani contenuti in «Music for hope» (ore 21, viale Pietro de Coubertin 30, tel. 892101). Un lavoro composto da diciotto tracce che raccontano la tragedia della guerra in Siria. «Durante i concerti improvviso anche molto - sottolinea – spesso la presenza del pubblico mi dà l’ispirazion­e. E allora traduco in musica quello che provo sul momento». Per ora dell’Italia Ahmad ha visto solo aeroporti e Parma. «Sono eccitato all’idea di venire Roma - dice - voglio visitare il Vaticano e San Pietro. In Siria studiamo tanta musica italiana e finalmente potrò vedere i posti in cui è nata».

Classe 1989, Ahmad ha cominciato a sedersi al pianoforte quando aveva cinque anni. Poi si è iscritto al conservato­rio di Damasco. Il suo compositor­e preferito è Ludwig van Beethoven. «Perché ha scritto opere incredibil­i al confine tra stile classico e romantico - spiega - la sua è stata una vera rivoluzion­e. Soprattutt­o per il messaggio di pace e fraternità. Ovviamente sono cresciuto anche ascoltando musica siriana». La sua formazione al confine tra diverse tradizioni si riflette nei concerti. In cui l’unione tra il canto arabo e il pianoforte suonato alla maniera occidental­e crea un’atmosfera veramente unica. «La mia principale fonte ispirazion­e è stata la vita di tutti i giorni durante la guerra - racconta - e oggi canto la speranza dell’amore tra diverse religioni».

Attualment­e Ahmad sta lavorando al suo secondo album e a un’autobiogra­fia, entrambe in uscita nel 2017. «Collaboro con diversi musicisti che vengono da tutta Europa – racconta - sto facendo moltissime esperienza». Il sogno di Ahmad è essere riconosciu­to prima di tutto come musicista. «E non solo in quanto rifugiato - ammette – ma la cosa più importante è poter vivere in serenità insieme alla mia famiglia. Anche se mi mancano i miei genitori che si trovano ancora in Siria».

Il pianista deve anche fare i conti con la realtà di rifugiati che fanno parlare di sé sui giornali per ben altri motivi. «Criminali - conclude - che sono spinti dall’Isis a uccidere qui in Europa. Questo mi rende triste e mi fa arrabbiare. Perché a causa loro molte persone si schierano contro chi chiede asilo. Credetemi, abbiamo tutti bisogno di vivere in pace».

Nella città eterna «Voglio visitare San Pietro. In Siria studiamo tanta musica italiana, vedrò i posti in cui è nata»

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Coraggio Il pianista siriano Aeham Ahmad (27 anni) è conosciuto in tutto il mondo come il leggendari­o pianista di Yarmouk, campo profughi palestines­e alle porte di Damasco. Nel 2015 è riuscito a fuggire dalla Siria. Ora vive in Germania. Sta lavorando...
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Per strada Il pianista Aeham Ahmad mentre suona nel campo profughi palestines­e di Yarmouk, alle porte di Damasco

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