LA POVERA BEFANA DI ROMA
Questa città è senza memoria. Fate caso alla malinconia che sembra condannare piazza Navona e la sua festa della Befana con tanto di interessate nostalgie. Come se alle indubbie difficoltà attuali, pochi stand in un clima mesto, facesse riscontro un passato di cui vantarsi. È vero esattamente il contrario. Le difficoltà della piazza nascono proprio dal passato di cui dovremo ancora vergognarci e che sarebbe bene avere presente. È falso, perfino, che qui sia nata la tradizione del mercato natalizio dei «presepari» e delle befane di pezza. Fino al 1870 era la piccola piazza di Sant’Eustachio ad ospitare un colorato e rumoroso mercatino artigianale. Tanto frequentato da consigliare uno spostamento nella più accogliente e vicina piazza Navona. Ma fino a due anni fa per trovare i protagonisti del presepe bisognava orientarsi nel bosco di befane da due euro in su, ignorare i draghi celtici, disinfestarsi dai cespugli di scope scacciaguai e cercare di non guardare bimbi e angeli che facevano capolino dalle borsette. Mentre l’udito era colpito dai richiami di una dozzina di tiro a segno, con carabine, pistole, palle, che occupavano militarmente il lato di fronte a Palazzo Pamphilj. E l’olfatto stordito dai miasmi multipli offerti dai porchettari e da una decina di carretti che sfornavano ciambelle fritte giganti. Domani, come ci racconta Lilli Garrone a pagina 2, ci sarà almeno una rievocazione storica. E certamente sarà necessario fare meglio il prossimo anno. Di tutto il resto non abbiamo nessuna nostalgia.