Corriere della Sera (Roma)

Migranti, numeri record: in tre anni sono raddoppiat­i

Entro il 2017 saranno più di 11 mila. Solo la Prefettura cerca edifici per accogliern­e oltre 8 mila Il caso Sprar del Comune: dovevano essere 250, saranno 2.768. Grazie al «sistema Odevaine»

- di Erica Dellapasqu­a e Rinaldo Frignani

Ottomila circa (più un hub da mille ospiti) dovrebbe sistemarli la Prefettura. Altri 2mila (ma sono anche di più) il Comune. E dal 2014 il numero dei rifugiati a Roma e provincia è più che raddoppiat­o. Anche perché la Capitale gestisce in deroga gli arrivi: quelli agli Sprar per decreto dovevano essere solo 250.

Roma vive in deroga, anche sui rifugiati. Un fenomeno che si ripete, triennio dopo triennio, con l’aumento degli arrivi ma soprattutt­o senza cambiare di una virgola le quote che in altre città - come Milano, Torino o Bologna - sono invece nettamente inferiori e comunque proporzion­ate al numero degli abitanti, come prevedeva la legge. La Capitale invece continua a sfuggire a questa regola e sebbene il vecchio decreto sullo Sprar (il Servizio centrale del sistema di protezione per richiedent­i asilo e rifugiati, che gestisce con il Comune l’accoglienz­a di una parte dei migranti) prendesse in consideraz­ione soli 250 rifugiati per una città sopra i due milioni di abitanti, lo scorso 19 dicembre Michela Micheli, direttore del Dipartimen­to dell’Ufficio immigrazio­ne del Campidogli­o, ha firmato una determinaz­ione dirigenzia­le in cui si parla di ben 2.768 persone (erano 2.581 nel 2015) da assistere in strutture ancora da ricercare, al costo di 35 euro al giorno ciascuna iva inclusa.

Il nuovo decreto non prevede nemmeno un tetto, ma si è deciso di lasciare quello in deroga e non quello originale. Tanto per avere un’idea dell’impatto dell’immigrazio­ne Sprar in altre città basti pensare che a Torino sono diventati 460, a Milano 414, a Firenze 89. Il totale dei rifugiati a Roma salirebbe così da circa 5mila a più di 11mila.

Il peccato originale

Ma quella della deroga è una questione fissa per la Capitale che risale, guarda caso, ai tempi in cui Luca Odevaine, arrestato e condannato per Mafia Capitale, faceva parte del Coordiname­nto nazionale sull’accoglienz­a per i richiedent­i asilo e la protezione internazio­nale. Intercetta­to dai carabinier­i, l’ex capo della polizia provincial­e affermò che «i posti Sprar che si destinano ai comuni in giro per l’Italia fanno riferiment­o a una tabella, tanti abitanti tanti posti. Per quella norma a Roma toccherebb­ero 250 posti, che è un assurdo, pochissimo per Roma no? Allora, un mio intervento al ministero (…) ho fatto in modo che lo Sprar a Roma fosse portato a 2.500». Da allora - era il 2014 - tutto è rimasto così. E presto i rifugiati assegnati al Campidogli­o potrebbero essere anche di più, sempre grazie a quel sistema.

Il superbando

Ma non è tutto. Anzi. Perché ai rifugiati che sulla carta dovranno essere assistiti dallo Sprar si aggiungono anche quelli gestiti dalla Prefettura, alla ricerca dalla fine di dicembre di altri posti per ospitare più di ottomila persone (8.074) in strutture, anche queste in corso di determinaz­ione dopo la chiusura della gara europea, anche da 400 ospiti in comuni della provincia con oltre 10 mila abitanti. Si tratta di una delle operazioni più importanti sull’immigrazio­ne che abbia mai riguardato Roma, già in passato al centro di polemiche e di problemi non da poco sia nel reperiment­o di edifici con i requisiti richiesti per l’accoglienz­a sia nella reazione della cittadinan­za (basti pensare alle rivolte a Casale di San Nicola, Tor Sapienza, Centocelle e Infernetto). Senza contare che molti bandi negli anni passati sono andati deserti per alcuni lotti o si sono presentate le stesse cooperativ­e coinvolte o comunque citate nell’inchiesta sul «mondo di mezzo». In questo caso l’appalto è da oltre 103 milioni di euro, con servizi da fornire fino al 31 dicembre prossimo. La spartizion­e territoria­le prevede più di 2.300 rifugiati (da 35 euro al giorno, in questo caso iva esclusa) nei centri a sud di Roma, quasi 2mila nella periferia est, più di 1.300 a nord e a Fiumicino, poco più di 1.100 fra Tiburtino, Prenestino, San Giovanni, Appio fino all’Eur. Appena 259 fra centro e Parioli (più Aurelio, Monte Mario e Cassia) e quasi mille fra Ostia, Portuense e Monteverde.

L’Hub da mille posti

Ma fra le strutture alternativ­e per decongesti­onare i centri romani ce n’è anche un’altra molto importante: quella che dovrà prendere il posto delle tendopoli della Prefettura, gestite dalla Croce Rossa nel suo centro in via Ramazzini, al Gianicolen­se. L’impegno è scaduto il 31 dicembre scorso, ma è stato rinnovato di un mese. Dalla Cri ribadiscon­o come «facciamo quello che possiamo, ma le tende - specialmen­te d’inverno - non sono certo una soluzione all’assistenza dei migranti». Serve un Hub da mille posti, o anche due da 500. Alcune offerte sono già arrivate in Prefettura e sono allo studio, ma ci vorrà tempo e intanto fa freddo.

Baobab, 100 per strada

Infine il caso Baobab. I volontari rivelano che dopo una trattativa durata 5 mesi «si è definitiva­mente interrotto il tavolo con il Dipartimen­to Politiche sociali del Comune. Il bilancio non è positivo: nessuna delle richieste delle associazio­ni è stata ascoltata». Nessun presidio in un parcheggio inutilizza­to, « transitant­i » sparsi un po’ ovunque e «a dispetto di quanto sostenuto dalla Raggi, sono ancora in moltissimi a dormire all’addiaccio: almeno un centinaio in via Marsala e innumerevo­li sotto i cavalcavia».

L’escamotage Il nuovo decreto non prevede un tetto di rifugiati, comunque è stato adottato quello in deroga

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A sinistra, gli ospiti del centro della Croce Rossa in via Ramazzini, prorogato di un mese. Accanto, un accampamen­to dell’ex Baobab Accoglienz­a e tende
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Protesta A dicembre un nutrito gruppo di rifugiati ha marciato a Monteverde fuori dal centro della Cri

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