Corriere della Sera (Roma)

METTERE A REDDITO, MA NON SOLO

- Di Vittorio Emiliani

Mettiamo che la Giunta abbia un programma per la Cultura. Mettiamo che voglia realizzarl­o anche accordando locali del proprio demanio a equo canone ad associazio­ni culturali, bibliotech­e, ludoteche, scuole di musica, musei privati. E magari anche a botteghe e a laboratori artigiani. Potrà farlo? Oppure verrà in ogni caso costretta dalla Corte dei Conti a «mettere a reddito» e quindi a canoni di mercato locali suoi? Le vicende riguardant­i le organizzaz­ioni culturali e umanitarie più diverse (e paganti), dall’Accademia Filarmonic­a Romana inquilino secolare alla Siae (Museo Burcardo con la collezione su Petrolini), alla Biblioteca di organologi­a sino a Emergency e a Sant’Egidio, sfrattate dal commissari­o Tronca autorizzan­o la domanda: sono timidi e incerti (e magari inerti) gli amministra­tori capitolini oppure temono con ragione la scure della Corte dei Conti? Il dilemma va sciolto. Il patrimonio culturale non può essere impoverito perché vige, assoluta, la legge del “mettere a reddito”. Già troppe librerie hanno chiuso i battenti in pieno centro per l’esosità degli affitti. Le associazio­ni culturali sono alla disperata ricerca di una sede. In via Tor di Nona il quartiere dell’Asino che vola restaurato negli anni ‘70 coi fondi Gescal, è un deserto. Le botteghe sarebbero state cedute (uso il condiziona­le) a privati e non trovano locatari di mercato. Parliamone almeno. Mettiamo che la Giunta Capitolina abbia un programma...

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