Il bando va deserto, i canoni passivi restano
Il Comune paga 21 milioni all’anno per 3.000 appartamenti considerati case popolari ma dai prezzi di lusso
Ancora un bando caduto nel vuoto - una sola offerta, palazzine senza abitabilità, irricevibile - e così il Comune in emergenza abitativa resta appeso al cappio dei «fitti passivi», una spesa di 21 milioni di euro all’anno per 3.100 appartamenti considerati case «popolari» nonostante i costi per le casse capitoline.
Per esempio, ieri in commissione Patrimonio, i consiglieri hanno chiesto agli uffici di approfondire, tra gli altri, il caso di via Catullo a Pomezia: contratto decennale, tra il Comune «obbligato» a cercare alloggi liberi in provincia e i privati che includono nel pacchetto-palazzo anche i negozi al primo piano, facendo schizzare la spesa a 538 mila euro all’anno, più di 9 mila 118 euro ad appartamento. Oppure, altra periferia, via Rutilio a Torre Spaccata: 2 milioni 500 mila euro, 1.170 euro al mese per ciascuno dei 178 appartamenti. In tutto, appunto, 21 milioni per 3.100 case, «alcune verosimilmente occupate» confermano gli uffici che però devono ancora mettere assieme un censimento aggiornato.
Numeri ingiustificabili, nella città delle case comunali vuote o svendute, che si sommano all’emergenza dei contratti «disdettati». A parte pochissime eccezioni, infatti, il Comune di Roma non ha rinnovato gli accordi coi proprietari con una doppia conseguenza, anche sul piano legale: essere considerato non più inquilino ma occupante, e pagare non più un affitto bensì un’indennità di occupazione di pochissimo inferiore ai canoni precedenti. Insomma, c’è il rischio di finire sotto sfratto come già succede a Ostia, altra situazione-limite che vede il Comune abusivo tra gli abusivi. Il fatto è che in seguito alla grande «operazione recesso» peraltro sostenuta dai grillini in Parlamento che ingaggiarono una battaglia contro gli affitti d’oro (a partire da quelli del costruttore Sergio Scarpellini) l’unica strada percorsa dal Comune si è rivelata il vicolo cieco dei bandi. Due, solo lo scorso anno, andati deserti, l’ultimo a dicembre dopo che il dipartimento Patrimonio ha giudicato irricevibile l’offerta di case senza abitabilità. Certo, l’alternativa non può essere lo sgombero: «Prima servono nuovi alloggi per gli attuali inquilini». Comune occupante. A pagamento. E senza alternative. Quindi, si studiano altre ipotesi. La possibilità (già contestata ieri dall’opposizione) di aprire i bandi agli attuali proprietari. Oppure, ricognizioni con Inps e Enasarco per reperire case disponibili. Intanto, ha concluso il presidente della commissione Valentina Vivarelli, «aspettiamo il censimento degli inquilini e analizziamo i bandi andati deserti per capirne i motivi».
Contratti Non sono stati rinnovati: ora Roma paga da occupante