Per l’affitto del posto auto 10 mila euro Che pasticciaccio brutto a largo Loria
E ora l’Anac contesta al Comune anche il trasloco costato 225 mila euro solo per l’agenzia
Igiornali l’avevano scritto raccontando anche delle pubbliche denunce su quel caso incredibile, come quella del segretario dei radicali italiani Riccardo Magi quando al Campidoglio c’era ancora Gianni Alemanno che aveva preceduto l’offensiva dei grillini. Non fosse bastato, ecco gli esposti presentati nell’agosto 2015 da Pierluigi Franz. Echi di quella vicenda, infine, erano arrivati anche in parlamento a dicembre dello stesso anno con l’audizione del presidente dell’ordine dei giornalisti Enzo Iacopino.
Dunque ne erano al corrente pure le pietre. Eppure è sbalorditiva l’indifferenza che per anni nelle stanze dei bottoni ha avvolto questa storia piena di lati oscuri e sconcertanti, nella quale un privato cittadino è riuscito a mettersi in tasca almeno 30 milioni soltanto riaffittando a un ente pubblico un immobile preso in affitto da un altro ente vigilato dal pubblico.
Una indifferenza rotta solo ora, con l’indagine che portato all’arresto di Scarpellini e del capo del personale del Campidoglio già ex direttore del patrimonio comunale Raffaele Marra, accusati di corruzione. Se non ci fosse, anche qui, un clamoroso errore. Nell’ordinanza si infatti quel palazzo come proprietà della società dell’immobiliarista Milano’90 anziché dell’Inpgi. Senza dubbio una svista: tuttavia non marginale. Perché priva questo episodio di un passaggio fondamentale.
Cominciamo dunque dall’inizio. Lo stabile di Largo Loria è di proprietà dell’Inpgi da poco meno di mezzo secolo. Per quarant’anni è stato affittato all’Enel, al prezzo di 1,8 milioni di euro l’anno. Nel 2005 però la compagnia elettrica decide di lasciarlo e l’Inpgi si mette alla ricerca di un nuovo affittuario. Si fanno avanti in tanti: dal ministero dell’Agricoltura all’Enac, al Formez. Ma la ristrutturazione costa cara e nessuno conclude. Finché alla fine del 2005 spunta Scarpellini, da anni l’affittuario a carissimo prezzo degli uffici degli onorevoli alla Camera e al Senato, che offre addirittura 300 mila euro di più. Sembra un affarone. Il contratto d’affitto viene firmato dal presidente dell’Inpgi Gabriele Cescutti il 12 dicembre di quell’anno, ma con il pagamento del canone a partire dall’inizio del 2007 considerando il costo necessario all’adeguamento dello stabile. Di più: a Scarpellini è concessa la possibilità di subaffittarlo. E qui iniziano le stranezze, i misteri e le domande. La prima riguarda l’Inpgi. Avendo accettato l’idea del subaffitto, non sa che verrà subaffittato a un suo inquilino? Si dà infatti il caso che il Campidoglio abbia già affittato in passato un palazzo dei giornalisti in Lungotevere de’ Cenci.
Altri interrogativi riguardano invece il Comune di Roma. Perché dovendo affittare un altro immobile dell’Inpgi non si rivolge direttamente al proprietario? Forse perché ha bisogno, oltre che delle mura, anche dei servizi, e Scarpellini è in grado di offrirli? Poniamo pure che sia questa la ragione.
Ma nel momento in cui il Campidoglio firma a sua volta il contratto di subaffitto, non è a conoscenza del canone pagato da Scarpellini all’Inpgi? E in ogni caso, chi e come ha fatto a considerare congrua una spesa così abnormemente superiore? Il contratto firmato il 7 febbraio 2008 dai funzionari del Campidoglio, pochi giorni prima dell’arrivo del commissario Mario Morcone al posto del sindaco Walter Veltroni, parla chiaro: il Comune si impegna a versare per il solo affitto dei locali 5 milioni e mezzo più Iva (cioè 6,6 milioni in totale) l’anno contro i 2,1 milioni che Scarpellini corrisponde all’Inpgi. Una differenza mostruosa e assolutamente ingiustificata caricata sulle spalle dei contribuenti. E che non emana affatto un buon odore. Alla cifra vanno poi sommati i servizi di portineria, commessi e pulizie, per un totale di ben oltre i 9 milioni. Non può mancare in tutto questo un altro particolare sconcertante: i posti auto. Ne servono 80, e siccome il garage è trasformato dall’Enel in mensa, l’Inpgi cede in uso a Scarpellini il piano interrato di un altro palazzo a fianco sempre di sua proprietà. Costo per il Comune, 800 mila euro l’anno: 10 mila euro a posto macchina. Per un garage quasi sempre vuoto.
Ora siamo alle carte bollate. L’Inpgi deve avere ancora 2,4 milioni di canoni arretrati dall’immobiliarista. Così ha ottenuto il sequestro giudiziario di un suo immobile a Tor Vergata e ha fatto causa pure al Comune, che intanto nel 2005 (sindaco Ignazio Marino) si è trasferito in via del Tritone e via della Panetteria. Senza però interrompere la maledizione. Tre mesi fa Cantone ha trasmesso alla procura e alla Corte dei conti una propria delibera nella quale non nasconde «perplessità» per il fatto che il Comune non abbia individuato «soluzioni alternative a costo zero» fra gli immobili propri o del Demanio, sostenendo altresì che le nuove sedi sono state individuate «in modo anomalo tramite l’intermediazione di un’agenzia immobiliare». Quindi «il conseguente pagamento da parte di Roma Capitale di somme a titolo di provvigione per intermediazione immobiliare non è conforme ai principi di buon andamento, imparzialità ed economicità dell’amministrazione » . Le pa rce ll e paga te all’agenzia Sa. Mo. Italia sono risultate pari a 225.700 euro.
Un altro guaio, insomma, che si sarebbe potuto evitare. Per giunta, con gli oltre 70 milioni dei cittadini spesi finora il Campidoglio avrebbe potuto comprarne due, di palazzi come quello di Largo Loria: l’Inpgi ce l’ha in bilancio per metà della cifra. I cittadini sentitamente ringraziano.
Il contratto Firmato a febbraio del 2008, prevede un canone di 5,5 milioni più iva solo per i locali L’Anticorruzione Per Raffaele Cantone le nuove sedi sono state individuate «in modo anomalo»