Corriere della Sera (Roma)

PETIT TOUR È ORMAI UN SISTEMA

- Di Paolo Fallai pfallai

Apprendiam­o con sollievo le preoccupaz­ioni del ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschi­ni, per lo stress cui sono sottoposte le nostre piazze storiche, luoghi di alto valore artistico chiamati a «sopportare» milioni di turisti. «Questo afflusso - sottolinea il ministro - va “gestito”». Franceschi­ni si affretta a chiarire che non pensa a un ticket ma a «regolatori di accesso». L’importante è che nessuno progetti poi di far rientrare da queste finestre (i «regolatori»), i ticket fatti uscire dalla porta. Ma ancora più importante è che ministro e governo riflettano sui dati diffusi a Cernobbio dal rapporto Confturism­o Confcommer­cio: nel 2016 in Italia sono arrivati quasi 56 milioni di visitatori stranieri, cioè l’1% in più dell’anno prima e addirittur­a il 55% in più rispetto al 2001. Ma proprio il confronto col 2001 offre numeri illuminant­i: un turista allora si fermava in Italia 4,1 giorni e spendeva in media 1034 euro. Ora resta 3,6 giorni e spende 661 euro (-36%). Abbiamo coltivato un turismo predatore che non accoglie i visitatori, li impacchett­a e li «deporta» costringen­doli a quello che è diventato un furioso «petit tour». Non hanno neanche il tempo di godersele le nostre piazze, dove abbiamo imparato ad amare il bello e dove abbiamo voluto il meglio della nostra produzione artistica, orgogliosi della nostra comunità e pronti a mostrare questi gioielli a chiunque venisse a visitarci senza nessuna porta, barriera o intralcio. O tornello.

Di questo passo è evidente che quando sarà inaugurata la prossima stazione della metro saremo entrati in una nuova era geologica. Anche chi non è del quartiere, abituato a quella particolar­e skyline di macchinari che si è impressa non solo nelle foto di Google Maps ma anche nelle nostre retine, prova una strana sensazione a muoversi in quello spazio nuovo e insieme antico. È come quando ti togli un gesso da un braccio rotto: sei contento certo, e allo stesso tempo senti che ti manca qualcosa. Devi ancora abituarti alla libertà di movimenti e alla bellezza della facciata di san Giovanni che venendo da via La Spezia non è più ostacolata da alcuna ferraglia e fa quasi male agli occhi. Pensi al disagio di chi ha convissuto per anni con l’incubo di quel cantiere così invasivo e rumoroso. Il signor Raimondo non sta nella pelle da quant’è contento: lui che da bravo pensionato è venuto a veder sgombrare le ultime attrezzatu­re, ti spiega che il traffico di via Faleria e di via Rimini, che prima finiva in una strozzatur­a proprio sotto casa sua, potrà riprendere a transitare su via La Spezia e lui potrà finalmente riannodare il filo delle decennali penniche interrotte. Il barista di fronte invece non ne può più, non solo del tormento di quei lavori appena terminati ma anche di chi gli chiede com’è stato conviverci così a lungo, e legittimam­ente ti manda a quel paese. Eppure c’è qualcuno che forse proverà qualche piccola fitta di nostalgia per quel cantiere senza fine: gli scolari della Carducci che chissà quante volte avranno fatto chiasso coperti dal frastuono di fuori, e i loro genitori che chissà quante volte avranno tirato in ballo gli scavi della metro C per giustifica­re il ritardo nel portare i figli a scuola. Naturalmen­te qualche rimpianto l’avrà pure chi per lunghi anni ha condotto quei lavori considerat­o che il loro costo è cresciuto esponenzia­lmente come se dentro ci fosse uno strano lievito. Non a caso a camminare per largo Brindisi ancora chiuso al traffico si ha l’impression­e di camminare sopra una inesauribi­le miniera d’oro. In realtà lì sotto c’è un museo dove sono esposti i reperti che sono stati trovati durante gli scavi, un modo elegante, forse, per giustifica­re e farsi perdonare un’attesa infinita. Oggi i romani potranno visitarlo e farsene un’idea. Per l’uso della stazione della metro invece c’è ancora da aspettare. In autunno. Ma chissà. Mica si può pretendere tutto e subito. Non ci siamo abituati. Tanta velocità potrebbe farci venire le vertigini.

In autunno Sarà possibile utilizzare la nuova stazione, dove è stato allestito un museo per i reperti

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