«La ragazza Carla» I versi di Pagliarani per 25 alla volta Natalia Distefano di
Chiarelli interpreta il testo di Elio Pagliarani: «Gruppi ristretti per focalizzare l’attenzione»
palchi dell’Argentina. «Tutto questo per focalizzare al massimo l’attenzione sul piccolo capolavoro letterario e sull’umanità che racconta».
Scritto alla fine degli anni Cinquanta, in un’Italia dove il ricordo della guerra è ancora fresco mentre corre spedita verso il boom economico, il libro racconta l’ingresso non indolore di una diciassettenne nel mondo del lavoro, le fatiche del suo passaggio all’età adulta, fatta di aspirazioni sopite, compromessi e responsabilità incombenti. Quella di Carla Dondi è una storia semplice di una vita scalpitante nella Milano operaia e anonima. «Un racconto singolare e collettivo allo stesso tempo – spiega Chiarelli – perché con Pagliarani, usando il filtro degli occhi e della vicenda di Carla, si guarda alla totalità di un momento storico. Con una ragazza qualunque che si fa emblema delle dicotomie e delle forme di alienazione, ancora attuali, dei tempi moderni».
L’attrice ne è rimasta sedotta vent’anni fa, mettendone a punto prima delle versioni tarate sulla sua interpretazione, per arrivare gradualmente alla performance corpo/memoria prodotta dal Teatro di Roma. In un lungo lavoro benedetto dallo stesso Pagliarani. «Lui e io ci volevamo un gran bene – racconta l’attrice – e avevamo un rapporto di stima e complicità. All’inizio mi avvicinai al testo a modo mio, in una chiave rispettosa ma personale. Oggi invece cerco di annullare qualsiasi inflessione non prevista dal testo. Voglio semplicemente essere il suo corpo e la sua voce». Così si realizza la nemesi in Carla, nel carosello di personaggi della sua vita, scandita da orari che svuotano e riempiono le vie, nel rumore e nel silenzio di grandi edifici creati solo per il lavoro. Quarantacinque minuti che in vent’anni la Chiarelli ha rappresentato in un’infinità di forme e di luoghi: dai teatri alle boutique, fin dentro case private. «È diventato anche un film – ricorda – e ora mi auguro che possa entrare in contatto con la scuola».