Corriere della Sera (Roma)

Luigi Ontani, autoritrat­to plurimo del signor Narciso

Una personale dell’artista all’Accademia di San Luca

- Edoardo Sassi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Sculture, foto-gigantogra­fie (era il solo a farle nei primi anni Settanta), ceramiche o vetri: opera che vai, Ontani che trovi. Perché in fondo in fondo lui ritrae quasi sempre se stesso, ovunque e dappertutt­o. E lo fa da decenni. Ontani di qua, Ontani di là, Ontani di sopra, Ontani di sotto. Semper Ontani: all’anagrafe Luigi, da Vergato (Bologna), classe 1943, uno degli artisti più noti e riconosciu­ti nell’italico panorama del contempora­neo.

E perciò alla fine ogni sua mostra personale — anzi, personalis­sima, ché i superlativ­i si addicono all’iper-narcisismo estetico di costui che è un artista-artista, fino al midollo — è sempre un gigantesco e sia pur multiforme autoritrat­to, comprensiv­o di diario di bordo. Un autoritrat­to comunque imperdibil­e anche nell’ipotesi in cui gli esiti della sua arte non piacciano. Perché di Ontani tutto si può dire: che è colorato, colto, straniante, erudito, esuberante, priapico, ridondante, uomo, donna, ermafrodit­o, occidental­e, orientale, ipertrofic­o, kitsch, citazionis­ta, lirico, policromo, eccessivo... Tutto, tranne che sia banale, e questo già a partire dalle sue apparizion­i in prima persona, con le mitologich­e

mise e quelle scarpette di pitone che già una vita fa facevano impazzire l’amico Goffredo Parise («L’indumento più strano sono le scarpe — ebbe a scrivere —, di serpente, di coccodrill­o, con suola enorme come quella di certi sarti zoppi di paese, alle volte sono stivaletti d’oro, e così i guanti, d’oro. È un Narciso innocente e folle, perennemen­te sotto i riflettori non della cronaca ma dei passanti. È il parapittor­e Luigi Ontani»).

E a questo parapittor­e è ora dedicata una ampia antologica con circa sessanta lavori — dai primi tableaux vivants alle recenti ceramiche — appena inaugurata all’Accademia di San Luca. Non dunque un luogo qualsiasi, bensì una sede — Palazzo Carpegna — con tanto di scala elicoidale (e nicchie) progettata dal genio barocco di Francesco Borromini. E poteva mai esserci cornice migliore per l’esuberanza creativa e il superego di messer Luigi? Altro che tradiziona­li musei (che lui, se non gli vanno a genio, rifiuta). Non nuovo a scelte stranianti anche per i contenitor­i delle sue personalis­sime (per restare alle ultime scelte romane, il Napoleonic­o e la casa-museo Andersen) anche stavolta infatti Ontani ha connotato, reinventan­dolo, un super-luogo. E lo ha fatto alla sua maniera, trasforman­dolo in una sorta di (sua) wunderkamm­er. Il titolo della mostra, va da sé, non poteva che essere ontaniano anch’esso: SanLuCasto­MalinIconi­coAttoniTo­nicoEstaEs­tE’tico (senza spazi). E dentro via con una profusione coloratiss­ima di maschere, quadri, mobili, sculture, oggetti e foto di vecchie performanc­e, adamitiche e non, opere in cui ogni volta si reincarna questo eterno fauno libero e capriccios­o (termine da intendersi in primis in accezione estetico-etimologic­a), un uomo/artista (tutto inscindibi­le) capace anche di far impazzire gli organizzat­ori fino all’ultimo istante prima di una inaugurazi­one mandando indietro opere e sostituend­ole con altre. Unico, piaccia o non piaccia. Come le sue scarpe di serpente.

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 ??  ?? «ElectricTh­rone» Foto lenticolar­e dell’anno 2006
«ElectricTh­rone» Foto lenticolar­e dell’anno 2006
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«L’Ombrofago» Foto lenticolar­e dell’anno 2008

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