Lazio già in vacanza, tonfo con l’Inter Roma-Genoa alle 18 per la festa a Totti
L’omaggio al «nemico di una vita» gran gesto per dimenticare il ko con l’Inter
La Lazio si congeda con una brutta figura dal suo pubblico, sconfitta malamente dall’Inter per 3-1 ieri sera all’Olimpico nell’ultimo impegno casalingo della stagione (domenica prossima in campo a Crotone). In vantaggio con Keita, i biancocelesti sono stati poi travolti dai nerazzurri e hanno finito la partita in 9 (espulsi lo stesso Keita e Lulic). Bello lo striscione della curva Nord
(foto): «I nemici di una vita salutano Francesco Totti». E per festeggiare degnamente il capitano della Roma domenica prossima, il club ha chiesto e ottenuto di giocare l’ultima gara contro il Genoa alle ore 18.
Ha spaccato Roma per vent’anni e anche più, in una serata di maggio la unisce. È speciale lo striscione che la curva Nord, cuore del tifo laziale, mostra a tutto l’Olimpico quando si è alla metà del primo tempo: «I nemici di una vita salutano Francesco Totti».
Da ogni angolo d’Italia e del mondo giungono messaggi di stima al capitano romanista, arrivato (forse) all’ ultima partita della sua carriera. Ma questo – e non ce ne vogliano tutti gli altri – vale un po’ di più. La
Keita Ha chiuso l’avventura biancoceleste con il 16° gol in campionato e l’espulsione Curva Nord Il messaggio degli ultrà laziali è particolare, e vale più di tutti gli altri ricevuti finora da Totti
firma, poi: «Irriducibili», ovvero il gruppo che ha rivendicato quei macabri manichini in maglia giallorossa appesi al Colosseo dopo il derby di campionato vinto meno di un mese fa dalla squadra biancoceleste per 3-1.
Stavolta il segnale è opposto, indica che la rivalità è acerrima ma il rispetto esiste, così come c’è considerazione nei confronti di un campione che ha fatto la storia.
Lucas Biglia, capitano della Lazio, aveva tracciato la strada al termine della sfida di campionato: «Ho chiesto la maglia a Totti perché è un grande del calcio, averla per me rappresenta un onore».
Ora si sono aggiunti gli ultrà, anche se – tanto per chiarire che la stima c’è, ma non bisogna esagerare con il buonismo – non appena lo striscione viene riposto, parte qualche coro anti romanista.
Ma sì, è comunque una serata di festa, anche se l’Inter rimonta il gol di Keita e Inzaghi si arrabbia un po’, perché lui a questo quarto posto – pressoché identico al quinto, anche per i privilegi che concede in Europa League – tiene parecchio, così come a tutti i record che la sua Lazio sta inseguendo. Però l’ultima partita in casa non può che essere una passerella, quasi un tributo per una squadra e un allenatore andati oltre ogni aspettativa. Prima del messaggio positivo della curva Nord, ne arriva un altro bello da Immobile, sempre più leader: anche stavolta lascia il rigore a Keita, a dimostrazione di come, per lui, la felicità dei compagni sia più importante di un gol che impreziosirebbe la classifica dei marcatori.
Se fosse andato sempre Ciro sul dischetto, ora sarebbe vicino a Dzeko. A proposito di Keita: arriva a quota sedici gol in campionato ed è davvero la consacrazione, perché finora il suo record era appena cinque e l’ha più che triplicato. Poi capita qualcosa che rovina la notte del ragazzo senegalese, che prima viene ammonito per uno scontro con Candreva (l’ex, per lui più fischi che applausi) e quindi addirittura espulso per una presunta simulazione in area su intervento di Medel. In realtà l’intervento del cileno è irregolare, la Lazio dovrebbe avere un altro rigore, ma è soprattutto paradossale che Keita rimedi un cartellino rosso assolutamente ingiustificato. All’arbitro Di Bello sarebbe bastato un po’ di buon senso per evitare la doppia ingiustizia, era sufficiente che si risparmiasse almeno l’ammonizione fatale all’attaccante, magari senza concedere il penalty: macché (poi manderà fuori anche Lulic, così la Lazio chiuderà in nove una partita non cattiva).
Fatto sta che Keita a Crotone non ci sarà, domenica sera: la sua avventura in maglia biancoceleste si è probabilmente chiusa così, con il sedicesimo gol e un’espulsione immeritata.