Alfabeto romano: foto di viaggi, ritratti, monumenti
Un tema per ciascuna lettera: immagini di viaggiatori, ritrattisti e fotoreporter in mostra a Palazzo Poli
Oltre trecento fotografie di varie epoche, di vari autori, spesso anonime, di vario soggetto, di varie tecniche, più o meno belle, molto grandi o molto piccole: sono raccolte nella mostra «Alfabeto fotografico romano», curata da Maria Francesca Bonetti e Clemente Marsicola, organizzata dall’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione e dall’Istituto centrale per la grafica, fino al 2 luglio nelle sale di Palazzo Poli.
Le immagini provengono da una trentina di archivi fotografici della capitale, che contengono milioni di scatti di viaggiatori ed esploratori, professionisti del ritratto, fotografi di scena, amatori e fotoreporter, fino ai grandi autori contemporanei, come Luigi Ghirri e Gabriele Basilico, Elisabetta Catalano e Gianni Berengo Gardin, Letizia Battaglia e Claudio Abate. Le hanno selezionate i responsabili dei vari archivi, tuffandosi come palombari in questo mare profondo della memoria e riportando in superficie documenti che rievocano i segni della cronaca, le scene di guerra, la bellezza della vita quotidiana, la poesia dei monumenti. Per individuare il percorso dell’esposizione, i curatori hanno scelto ventuno temi, uno per ogni lettera dell’alfabeto italiano. «A ciascuna lettera abbiamo legato una parola evocativa e simbolica, capace di raggrumare intorno a sé un certo numero di immagini, per costituire una trama larga e abbastanza elastica da poter contenere e dipanare il tutto», spiega Marsicola. Così intorno alla parola «acqua» si sono riunite le stampe con le vedute del Gange a Calcutta realizzate alla fine dell’Ottocento da Federico Peliti e quelle con le esondazioni del Tevere che negli stessi anni trasformano in lago la piazza del Pantheon e in fiumi le vie adiacenti. Alla voce «bellezza», ecco Carlo Levi impegnato a dipingere il ritratto di Silvana Mangano, affiancato dall’immagine di un’allieva restauratrice dell’istituto centrale del restauro ripresa nello stesso atteggiamento della Vergine nell’Annunciazione di Nancy di Caravaggio, che la modella aveva contribuito a restaurare.
Nella «festa», accanto al pomposo matrimonio di due aristocratici siciliani, compaiono la festa sacra dei serpari a Cocullo e quella del lupo a Pretoro, in Abruzzo. Alla voce «radici», intese come radici della fotografia, sono presenti un dagherrotipo del 1840 e alcuni esemplari delle tecniche successive: una coppia di ambrotipi, un ferrotipo, alcune stereoscopie. Nei «viaggi», Gino Mancioli immortala a Kabul un operaio a cavallo di un elefante impiegato per demolire un muro con la proboscide e un anonimo fotografo d’agenzia riprende Ingrid Bergman intenta a lavorare a maglia nelle pause del film «Viaggio in Italia» girato con Rossellini. E c’è infine, alla parola «trasporti», l’immagine trionfale di un cavallo, la cui testa sovrasta la cabina di guida di un camion: sembra guardarsi intorno incuriosito mentre percorre via dei Cerchi e nessuno direbbe che è il cavallo di bronzo della statua equestre di Marco Aurelio in Campidoglio.