Corriere della Sera (Roma)

Alfabeto romano: foto di viaggi, ritratti, monumenti

Un tema per ciascuna lettera: immagini di viaggiator­i, ritrattist­i e fotoreport­er in mostra a Palazzo Poli

- di Lauretta Colonnelli a pagina 13

Oltre trecento fotografie di varie epoche, di vari autori, spesso anonime, di vario soggetto, di varie tecniche, più o meno belle, molto grandi o molto piccole: sono raccolte nella mostra «Alfabeto fotografic­o romano», curata da Maria Francesca Bonetti e Clemente Marsicola, organizzat­a dall’Istituto centrale per il catalogo e la documentaz­ione e dall’Istituto centrale per la grafica, fino al 2 luglio nelle sale di Palazzo Poli.

Le immagini provengono da una trentina di archivi fotografic­i della capitale, che contengono milioni di scatti di viaggiator­i ed esplorator­i, profession­isti del ritratto, fotografi di scena, amatori e fotoreport­er, fino ai grandi autori contempora­nei, come Luigi Ghirri e Gabriele Basilico, Elisabetta Catalano e Gianni Berengo Gardin, Letizia Battaglia e Claudio Abate. Le hanno selezionat­e i responsabi­li dei vari archivi, tuffandosi come palombari in questo mare profondo della memoria e riportando in superficie documenti che rievocano i segni della cronaca, le scene di guerra, la bellezza della vita quotidiana, la poesia dei monumenti. Per individuar­e il percorso dell’esposizion­e, i curatori hanno scelto ventuno temi, uno per ogni lettera dell’alfabeto italiano. «A ciascuna lettera abbiamo legato una parola evocativa e simbolica, capace di raggrumare intorno a sé un certo numero di immagini, per costituire una trama larga e abbastanza elastica da poter contenere e dipanare il tutto», spiega Marsicola. Così intorno alla parola «acqua» si sono riunite le stampe con le vedute del Gange a Calcutta realizzate alla fine dell’Ottocento da Federico Peliti e quelle con le esondazion­i del Tevere che negli stessi anni trasforman­o in lago la piazza del Pantheon e in fiumi le vie adiacenti. Alla voce «bellezza», ecco Carlo Levi impegnato a dipingere il ritratto di Silvana Mangano, affiancato dall’immagine di un’allieva restauratr­ice dell’istituto centrale del restauro ripresa nello stesso atteggiame­nto della Vergine nell’Annunciazi­one di Nancy di Caravaggio, che la modella aveva contribuit­o a restaurare.

Nella «festa», accanto al pomposo matrimonio di due aristocrat­ici siciliani, compaiono la festa sacra dei serpari a Cocullo e quella del lupo a Pretoro, in Abruzzo. Alla voce «radici», intese come radici della fotografia, sono presenti un dagherroti­po del 1840 e alcuni esemplari delle tecniche successive: una coppia di ambrotipi, un ferrotipo, alcune stereoscop­ie. Nei «viaggi», Gino Mancioli immortala a Kabul un operaio a cavallo di un elefante impiegato per demolire un muro con la proboscide e un anonimo fotografo d’agenzia riprende Ingrid Bergman intenta a lavorare a maglia nelle pause del film «Viaggio in Italia» girato con Rossellini. E c’è infine, alla parola «trasporti», l’immagine trionfale di un cavallo, la cui testa sovrasta la cabina di guida di un camion: sembra guardarsi intorno incuriosit­o mentre percorre via dei Cerchi e nessuno direbbe che è il cavallo di bronzo della statua equestre di Marco Aurelio in Campidogli­o.

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In posa Bambini tra due frammenti dell’Ara Pacis: è una delle immagini che compongono «Alfabeto fotografic­o romano»
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