La merce rubata e presa dai cassonetti trasforma in suk il viale della Moschea
LA DISCARICA A CIELO APERTO DEI PARIOLI
Viale della Moschea, nel cuore dei Parioli: una gigantesca discarica a cielo aperto. Il mercatino illegale, come ogni venerdì, spunta accanto ai banchi regolarmente autorizzati: la «merce» è costituita esclusivamente da oggetti prelevati dai cassonetti dell’immondizia e rivenduti a cifre bassissime e lo stesso accade per quelli rubati nelle case o nelle auto in sosta. Va avanti così da tempo, malgrado le reiterate denunce del Corriere della Sera. E nessuno interviene. Ieri mattina, nemmeno un vigile urbano, un poliziotto o un carabiniere. E il degrado in città avanza, inesorabile, in tutti i quartieri.
Come a Castel Sant’Angelo, come a Colle Oppio, è tornato il degrado anche in viale della Moschea, ai Parioli. Tutto il marciapiede, tra la strada bucherellata, è infatti spesso chiuso al traffico e lo spazio davanti alla Grande Moschea, è ancora occupato dal suk dei rifiuti che puntualmente, tra una bonifica e un passaggio troppo fugace dei vigili urbani, sopravvive e rispunta indisturbato non appena i controlli diventano meno pressanti.
Lo chiamano mercatino dell’usato e invece è una lunga distesa di immondizia prelevata, principalmente, direttamente dal cassonetto. Un piccolo business parallelo per i nomadi, che assieme al traffico parallelo di rame e metalli hanno ormai punteggiato tutta la città di questi punti-vendita totalmente abusivi, degradanti e forse anche pericolosi: qua si parla di «merce» già scartata, già finita nella pattumiera, «riselezionata» senza alcun tipo di criterio. Eppure, come a San Giovanni, come a Cipro, come a Piramide, come a Ostiense, anche in viale della Moschea c’è chi continua a guardare e a comprare.
Allora anche ieri il mercatino è stato allestito senza troppa prudenza: teloni stesi di qua e di là, lungo tutto il marciapiede, evidentemente nella convinzione che la Municipale, almeno per un po’, non avrebbe rovinato la «festa». Primo spiazzo, scarpe, tantissime scarpe: brillantini, infradito, tacchi, tutte consumatissime e tutte scontate: «Se le prendi te le metto a cinque». Cinque euro, ovviamente - e ci mancherebbe! - senza scontrino. Con tutti i rischi del caso. «Ma da dove arrivano?». Il giovane, probabilmente rom, ride e cerca l’intesa: «Non si può dire».
Passa un camioncino dell’Ama ma non si ferma. Ecco così il secondo spiazzo. C’è una ragazza seduta direttamente sul telone espositivo buttato lì a terra. Vende: due pentole, una radio di Hello Kitty (ma funzionerà?), lampade, un deodorante, tastiera del computer, borsa in pelle, oliera, due quadri rotti. E’ evidente che non c’è un filo conduttore, ciò che si pesca nel cassonetto, o nei circuiti del rubato, finisce in strada, anzi nel loro «negozio» che comunque, come raccontavano i vigili quando ancora organizzavano task force per contrastare un fenomeno ormai troppo invasivo, qualcosa rende: «Se c’è offerta, significa che c’è anche domanda», la risposta.
Però è un caso-limite, quel- lo di viale della Moschea, proprio per l’ordinarietà con cui ormai il mercatino si palesa: niente vigili urbani, niente polizia, niente carabinieri, niente Ama. Insomma, il fatto che non ci siano controlli certo non disincentiva questi «ambulanti».
La sindaca Virginia Raggi conosce bene questo problema. Recentemente, a inizio maggio, è intervenuta a proposito dei mercatini abusivi alla Montagnola, altra zona franca, dichiarando che «gli interventi devono essere ripetuti nella consapevolezza che il presidio fisso, in realtà, non serve a nulla perché se si presidia una via gli ambulanti si spostano nelle vie adiacenti, in una sorta di “turismo” del mercatino abusivo: stiamo organizzando, per questo, delle turnazioni, che garantiscano un passaggio ripetuto della polizia municipale per riuscire a debellare il fenomeno». Ecco, a viale della Moschea, ieri e sempre, aspettano un passaggio.
«In nero» Scarpe, lampade, deodoranti, quadri