Dodici rioni senza food Appello di 15 associazioni
Da Italia Nostra al Fai, 15 associazioni scrivono a Raggi: troppi negozi
Ieri 15 associazioni tra cui Fai e Italia Nostra hanno scritto alla sindaca Virginia Raggi per chiedere misure più stringenti. Rispetto alla prima versione, che prevedeva il divieto di nuove aperture soltanto in quattro rioni (Monti, Esquilino, Castro Pretorio e Trastevere) l’ultima stesura ne include altri otto (Campo Marzio, Colonna, Ludovisi, Parione, Ponte, Regola, Sant’Eustachio, Trevi).
L’asimmetria salta subito agli occhi: un negozio di food ogni 18 abitanti nel sito Unesco, contro la densità media cittadina di uno ogni 68. Se è vero che gli elevati flussi turistici e la popolazione fluttuante più concentrati nelle aree di pregio spiegano in parte una distribuzione così sbilanciata, i numeri (ma basterebbe guardarsi intorno) dicono che si è raggiunta la soglia di saturazione. Accade, così, che la bozza del nuovo regolamento per l’esercizio delle attività commerciali e artigianali nella città storica messa a punto dall’assessore Adriano Meloni necessiti ancora di qualche ritocco: non di una semplice limatura, ma di «ulteriori approfondimenti». Dopo essere approdato in giunta, il testo è tornato negli uffici di via dei Cerchi: probabile che, su un tema così delicato, serva un supplemento di riflessione.
Ieri numerose associazioni (Fai, Italia Nostra, Comitato per la bellezza, Comitato residenti città storica, Comitato per la salvaguardia di Borgo, Vivere Trastevere, Comitato abitanti Rione Monti, Sos Coronari, Progetto Celio, Piazza Navona e dintorni, San Lorenzo-via degli Ausoni, Roma è la mia città, Comitato piazza della Pollarola e Teatro di Pompeo, Comitato Esquilino, Progetto Trastevere) hanno scritto alla sindaca Virginia Raggi e al responsabile delle Attività produttive per chiedere misure più stringenti. Rispetto alla prima versione, che prevedeva il divieto di nuove aperture soltanto in quattro rioni (Monti, Esquilino, Castro Pretorio e Trastevere) l’ultima stesura ne include altri otto (Campo Marzio, Colonna, Ludovisi, Parione, Ponte, Regola, Sant’Eustachio, Trevi). E però, se il perimetro delle zone off limits si allarga, i cittadini lo considerano ancora insufficiente. Possibile, si chiedono, che non siano tutelati luoghi altrettanto importanti come Celio, Borgo e Pigna? Per non parlare di San Lorenzo, reso invivibile dalla proliferazione di minimarket e laboratori artigianali aperti fino a tardi.
Ma i firmatari dell’appello contestano anche un altro criterio: la decadenza automatica del divieto dopo 24 mesi. Suggeriscono, al contrario, di riesaminarlo solo dopo tre anni, previo monitoraggio e in presenza di motivi di pubblico interesse. «Apprezzo l’intento dell’assessore Meloni - interviene la consigliera nel I Municipio, Nathalie Naim - , ma senza queste modifiche si rischia di approvare un regolamento inefficace, anzi peggiorativo». Se così fosse, l’ultima speranza dei cittadini è la delibera Corsetti che, tra un mese, nonostante la bocciatura in commissione, dovrebbe approdare in aula Giulio Cesare.
Regolamento Il Comune ne sta per varare uno nuovo sul «salotto di Roma», patrimonio Unesco Off limits I cittadini reputano insufficiente la misura, che dovrebbe tutelare solo quattro zone