IL SEMAFORO, I COLPI DI TWEET E LE SCENE DEGNE DI DE CHIRICO
Caro Conti, il caos del traffico cittadino si sta ammalando di un ulteriore, pericolosissimo virus: la tecnologia (o meglio, il suo uso improprio). Ormai quasi nessun automobilista si limita a guidare ma «deve», spesso contemporaneamente, guardare uno schermo o utilizzare una tastiera per telefonare, messaggiare, chattare, twittare. Il livello di pericolosità per l’incolumità altrui cresce in modo spaventoso e quando sono costretto ad usare le due ruote ne ho sempre conferma. Si innesca un effetto domino che causa ulteriori rallentamenti. Non di rado, scattato il verde, la fila rimane ferma e non si ode nessun clacson: il primo guidatore è troppo impegnato con il suo telefonino, ma anche il secondo, il terzo e via dicendo. Sembra una scena metafisica, un quadro di de Chirico, invece è una realtà che dura, è vero, solo pochi secondi che tuttavia, moltiplicati per il numero di mezzi che solcano le nostre strade, sono un’eternità. Roma, sopravvissuta per millenni agli attacchi dall’esterno, crollerà sotto i colpi di chi ci vive quotidianamente?
Antonio Abbate
La catastrofe quotidiana che ci circonda e ci soffoca spinge molti lettori - per contrappasso intellettualea soffermarsi, a osservare e a registrare tanti mutamenti del costume. Verissimo. Il traffico sta cambiando a colpi di chat e di tweet. Un giorno resteremo paralizzati nel definitivo mega-ingorgo che tutti temiamo. Ma ci consoleremo messaggiandoci. pconti@corriere.it