Senza l’acqua otto ore al giorno I Parioli a rischio
Razionamento, subito colpite le zone più in alto
Tra meno di una settimana un milione e mezzo di romani rischia di rimanere a secco: acqua razionata fino a otto ore al giorno. È l’effetto dell’ordinanza adottata dalla Regione Lazio che impone lo stop alle captazioni dal lago di Bracciano. Acea dovrà rinunciare ai 1.100 litri al secondo che attinge dal bacino idrico a nord della Capitale al quale ricorre in tempi di grave siccità. E mentre la multi-utility capitolina cerca di approntare un piano di emergenza non è ancora chiaro come sarà modulata la turnazione, ma è probabile che i primi a soffrire siano i quartieri situati più in alto.
Tra meno di una settimana un milione e mezzo di romani rischia di ritrovarsi con i rubinetti a secco. Per scongiurare il disastro ambientale, la Regione ha adottato un’ordinanza che impone la sospensione dei prelievi dal lago di Bracciano. La conseguenza più grave per metà della popolazione è il razionamento: nell’ipotesi peggiore, fino a otto ore al giorno senza acqua. E mentre i vertici di Acea, società partecipata al 51 per cento dal Comune, lavorano a un piano di emergenza, della turnazione non si sa ancora nulla. Se l’ultimatum si è abbattuto sulla multi-utility capitolina come un «fulmine a ciel sereno», le conseguenze sono prevedibili: tenuto conto che la rete è unica, l’interruzione del servizio non risparmierà ospedali, caserme dei vigili del fuoco, protezione civile, il Vaticano... Ed è probabile che le prime coinvolte siano le zone situate in alto come Parioli e Monte Mario, dove si verificano già problemi di pressione.
«Si mettono in croce romani e turisti per un millimetro e mezzo d’acqua al giorno (l’abbassamento dovuto alle captazioni) — tuona Paolo Saccani, presidente di Acea Ato2 — , quando il lago di Bracciano ne perde otto per l’evaporazione naturale a causa della siccità».
Dal bacino idrico a nord di Roma, profondo 164 metri, la municipalizzata attinge ogni giorno 1.100 litri al secondo (l’equivalente di 86 mila metri cubi), pari al fabbisogno medio di una città di 400 mila abitanti.
«A luglio abbiamo ridotto i prelievi da 1.800 litri al secondo a 1.100 — sottolinea Saccani — e ad agosto li avremmo dimezzati». Come si è arrivati a questo punto? «Il 4 luglio ho inviato alla Regione una nota di 18 pagine nella quale indicavo le azioni da intraprendere nel breve, medio e lungo periodo». E ne siete venuti a capo? «Non mi hanno nemmeno risposto...». Quali interventi suggeriva? «Nell’immediato di ridurre le dispersioni occulte, che a Roma sono del 44 per cento contro la media nazionale del 38-40 per cento». In termini strutturali, nel nuovo piano industriale che sarà presentato a novembre Acea ha in programma investimenti significativi per l’ammodernamento della rete idrica. Tra le soluzioni allo studio anche il raddoppio dell’acquedotto del Peschiera, in provincia di Rieti, che fornisce 9.100 litri al secondo e un impianto per la potabilizzazione dell’acqua del
L’interruzione del servizio non risparmierà neanche i palazzi della politica Il razionamento interesserà il Vaticano, ospedali, caserme dei vigili e protezione civile
Tevere: dal fiume che attraversa la città si prelevano giornalmente 500 litri al secondo, utilizzati per annaffiare i parchi cittadini. E però, nello scontro tra Regione e Acea si rischia la paralisi. E a rimetterci saranno i romani che, tra pochi giorni, potrebbero trovarsi in una situazione kafkiana: costretti a districarsi con autobotti, scorte domestiche e rimedi fai-date.