Arbore & Orchestra «Debutto in cavea e continuo a ridere»
«Di malefatte ne ho tante alle spalle, i 100 mila a piazza del Popolo, le esibizioni al Sistina. Però all’Auditorium è la prima volta: così festeggerò i primi ventisei anni dell’Orchestra Italiana, la formazione stabile più longeva al mondo. Sedici musicisti, sempre gli stessi. Manco Duke Ellington!» spiega Renzo Arbore.
Domani sarà alla cavea dell’Auditorium, dove celebrerà con la sua big band anche gli 80 anni appena compiuti (a giugno). Non lo dice. Bisogna ricordarglielo. «Senta qua, è tutto un trillo»: mentre parla al telefono fisso, è un continuo squillare di cellulare. Precisa: «Ho troppe passioni e troppe imprese, come si fa a pensare di smettere. La mia Renzo Arbore Channel Tv ha un ricco palinsesto e fan numerosi. Ho un progetto istituzionale per la valorizzazione della grande canzone italiana dal 900 a oggi. Anche adesso c’è un cantautorato che vale, Dente, Calcutta, The Giornalisti... Da metà settembre Palazzo Reale a Napoli ospiterà una mostra di oggetti miei. E l’11 dicembre tornerò in tv su Rai2 per onorare i trent’anni di Indietro tutta. Tanti ospiti. Con Nino Frassica c’inventeremo qualche stupidaggine».
Prosegue: «Io sono per i format nostrani. Provo grande notalgia per la televisione made in Italy e home made. Una volta ci si buttava di più, adesso ci arrivano questi format internazionali ultra collaudati. Io ne ho inventati almeno
Al concerto Si respira aria positiva. Non vuol dire dipingere il mondo rose e fiori. Come tutti anch’io ho avuto un’esistenza dolorosa, ma anche piena di gioia. Il sorriso è consolatorio La prima volta di Arbore & Co all’Auditorium: «La mia vita? Trilli continui, passioni, nuove sfide E a dicembre torno in tv, su Rai2, per i trent’anni di Indietro tutta»
quindici, tutti originali. Programmi d’autore dove si rideva cuore, e che la gente ama ancora. Lo dimostra il successo di
Techetechetè che ripropone in estate il meglio della tv italiana del passato. Oggi chi salvo? Mi piace chi alza l’asticella: Virginia Raffaele in
Facciamo che io ero, Mika con Stasera casa Mika».
La passione resta invariata: «Con l’orchestra ci siamo aperti a diversi ritmi, anche se il fulcro del repertorio è la canzone classica napoletana. Partiamo dal modello della Napoli d’autore, di Murolo e Carosone, e spaziamo nelle canzoni umoristiche televisive scritte con Claudio Mattone, nella musica moderna con momenti rap, nello swing italiano di cui sono stato un precursore:
Tonite! Renzo swing! è uscito quando ancora non era esploso Bublé. Diana Krall l’ho presentata io a Tony Bennett!».
Il buonumore è un cappello che gli calza ancora a pennel- lo: «Anche al concerto si respira aria positiva. Non vuol dire dipingere il mondo rose e fiori. Come tutti ho avuto una vita drammatica e dolorosa, ma anche piena di gioia. Il sorriso è consolatorio. Gomorra? Non condivido l’immagine rimanda di Napoli. È un alibi per il successo, ma la città è oggi un po’ meno dura. Ed è tornata a luccicare. Un centro di cultura e di bellezza. C’è altro di cui parlare, per esempio la laurea honoris causa alla memoria nel nuovo corso di laurea in Discipline della Musica e dello Spettacolo conferita a Totò dall’Università Federico II. Amici del Nord rientrano a casa entusiasti».
Tornando alla musica: «La nostra scaletta è collaudata, da Est a Ovest, da Nord a Sud. Io e i musicisti siamo sullo stesso piano, non sono miei accompagnatori. Tredici su sedici sono napoletani. Più un romano, un abruzzese e un foggiano come me. Tredici cafoni e tre spuri». Addirittura nascono cloni: stessi gilet, stessi strumenti, stesse canzoni. Replica Arbore: «Sì, lo so! I miei impresari si arrabbiano, perché a volte ci marciano sparando il mio nome a grandi lettere. Ma sotto sotto sono compiaciuto». Un ultimo viaggio immaginario: affiancherebbe Pippo Baudo, che i social indicano come prossimo conduttore del festival di Sanremo? «L’ho sentito poco fa, non mi ha detto niente, credo sia un fake. Ma ho sempre detto no a ciò che è istituzionale. Io per definizione sono l’altro».