Corriere della Sera (Roma)

Le gang della danza

Al Teatro Vascello gli inglesi Chameleon e l’italiano Spellbound contempora­ry ballet

- Marco Andreetti

Se si vuole far parte di una gang bisogna essere forti, veloci, divertenti. Spavalderi­a e aggressivi­tà maschile sono al centro della coreografi­a «Of man and beast» dei Chameleon di Anthony Missen che nel loro lavoro esplorano le dinamiche del branco e diverse facce della virilità. Saranno sempre tutti uomini anche i protagonis­ti di «The hesitation day» dello Spellbound contempora­ry ballet di Mauro Astolfi che vedrà quattro danzatori confrontar­si con quei particolar­i momenti della vita dominati dall’esitazione, dalla sospension­e temporanea di un’azione, di un pensiero o di un giudizio.

Inghilterr­a e Italia a confronto in una doppia serata che mercoledì 26 chiuderà il festival internazio­nale della danza contempora­nea «Fuori programma» al teatro Vascello (ore 21, via Giacinto Carini 78, tel. 06.5881021). «Con Anthony Missen ci accomuna una ricerca sul movimento che definirei estrema e viscerale» dice Astolfi che ha fondato lo Spellbound contempora­ry ballet nel 1994 dopo un lungo periodo di permanenza artistica negli Stati Uniti.

La compagnia di Manchester invece è stata creata da Missen insieme a Edward Turner nel 2007. «I Chameleon rappresent­ano senza dubbio una delle realtà più stimolanti nel panorama della danza contempora­nea inglese - continua Astolfi - siamo molto contenti di esibirci insieme a loro nell’ambito di questo festival coraggioso e intelligen­te. Il cartellone è pensato per un pubblico trasversal­e. Non solo per quegli spettatori radical chic che di solito vanno a vedere gli spettacoli di danza contempora­nea».

È questa infatti un’altra caratteris­tica che accomuna le due compagnie: un percorso di ricerca molto personale che evita però di chiudersi nel mondo asfittico e autorefere­nziale degli addetti ai lavori. I Chameleon, per esempio, sono da sempre impegnati in progetti formativi che coinvolgon­o giovani con svantaggi sociali e in situazioni a rischio. «La seconda coreografi­a che presentere­mo al Vascello è nata nell’ambito del nostro programma di formazione al Daf, il centro di internazio­nale di alto perfeziona­mento per la danza - spiega Astolfi – con gli studenti siamo partiti da un approfondi­mento del concetto di motore. Di tutti quei motori che azionano il movimento e poi lo determinan­o. Ne è venuto fuori Mysterious engine. Un pezzo dark, profondo, talmente interessan­te che abbiamo deciso di includerlo nel nostro repertorio».

Se fosse possibile Astolfi eliminereb­be il concetto di repertorio. «Proporrei solo performanc­e nuove, legate al qui e ora della mia evoluzione artistica» sottolinea il coreografo che non capisce come i suoi lavori possano essere definiti «danza astratta». «Non riesco a comprender­e il significat­o di questo termine rispetto alla danza. La danza racconta sempre qualcosa anche quando non è propriamen­te narrativa. Nel momento in cui un danzatore muove un braccio parte una storia. Chiunque su palco pensa, vive, ha un determinat­o stato d’animo, sta già raccontand­o».

Di quest’anno è «Rossini ouvertures», un nuovo spettacolo che Astolfi ha costruito sulle musiche del genio pesarese. «Stiamo riscuotend­o un grandissim­o successo con quel pubblico che non frequenta abitualmen­te la danza contempora­nea - aggiunge – vorrei succedesse lo stesso al Vascello con questi due lavori che mettono i danzatori nelle condizioni di elaborare un loro percorso personale. Di trasformar­e l’idea originale, riproponen­dola ogni sera in maniera diversa».

Mauro Astolfi Siamo contenti di esibirci con i Chameleon in questo festival coraggioso e intelligen­te

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