Protesta (lenta) contro l’Ama «Ammazza che puzza c’è qui»
Cinque ore di contestazione per dire no all’impianto Tmb Via Salaria con traffico in tilt: basta, ci prendono in giro
Una protesta «dolce» durata cinque ore. Una sessantina di persone ieri hanno spinto a ripetizione il pulsante del semaforo pedonale per andare avanti e indietro sulla via Salaria. Il traffico è stato rallentato ma senza blocchi sulla strada che collega l’A1 con il centro di Roma. I residenti esasperati di Colle Salario, borgata Fidene, Villa Spada e altri quartieri del quadrante dove vivono 40mila abitanti, chiedevano la chiusura immediata dell’impianto di trattamento dei rifiuti di Ama. Unica «arma» di protesta, cartelli, striscioni, fischietti e megafono.
Un’azione civile contro la puzza che prende alla gola e brucia gli occhi, un tormento che avviene da anni, ma che negli ultimi mesi è peggiorato.
«No Tmb Ama, no puzza», «Ci tolgono la salute», «Co sta puzza ogni sera ce dobbiamo chiude in galera». Fantasia e ironia sugli striscioni affissi.
«Abbiamo un asilo nido a cinquanta metri da qui dove i bambini stanno respirando lo schifo». Nella zona nord ovest della capitale l’impianto dell’azienda partecipata dal Comune di Roma al 100% era nato come un deposito, poi nel 2011 è diventato una struttura di smaltimento (Tmb) per i rifiuti indifferenziati. Da allora è iniziato l’inferno per i residenti. Hanno chiesto la chiusura a tutte le amministrazioni, ognuna ha promesso di farlo, ma l’impianto ad oggi rimane ancora uno dei 4 necessari a trattare il 57% della spazzatura indifferenziata della capitale. Finché non diminuirà la spazzatura mescolata (aumentando la differenziata) non sarà possibile dismettere gli impianti Tmb.
«È altamente inquinante» protestavano ieri i cittadini con i documenti dell’Arpa siglati dopo il sopralluogo dei primi di agosto: «Ci sono esubero di rifiuti e margini di sicurezza scarsissimi» è scritto sul documento. «Ma due giorni fa quando è venuta l’assessora all’Ambiente Montanari, non ne era a conoscenza». Ma la protesta è aumentata quando
Montanari e il dg di Ama, Stefano Bina hanno proposto i “nasi” elettronici per la verifica della puzza. «Non servono a nulla» dicono i comitati.
«Ci stanno prendendo in giro: il 5 luglio avevano detto che mettevano gli enzimi contro i cattivi odori, ma al 20 settembre non ce ne è l’ombra, non hanno ancora fatto nulla». I residenti sono barricati in casa, non escono in terrazza né in giardino. «La puzza si sente per chilometri». Intanto Montanari ha promesso di chiudere l’impianto nel 2019. «Non è credibile, la differenziata è ferma al palo e l’obiettivo è impossibile da raggiungere».
Manuela Pelati