Roma tre, ex docente raggirato La procura accusa l’allieva modello
Dalla soddisfazione di cederle la cattedra universitaria, considerandola la sua allieva modello alla malinconia di osservarla trent’anni dopo seduta sul banco degli imputati con l’accusa di averlo circuito per svuotargli il conto in banca di 260mila euro. Sono i due estremi della parabola vissuta da P. B., ex professore dell’università Roma Tre, tradito almeno secondo la procura - della sua studentessa preferita, Valeria Biasci, 54 anni. A ritenere la donna colpevole di circonvenzione d’incapace è il pm Loredana Carillo, che contesta la stessa imputazione alla sorella della docente alla terza università capitolina, Silvia Biasci. Accuse respinte dall’imputata che sostiene di aver utilizzato il denaro del professore fornendogli assistenza personale. «Il docente ha scritto libri fino a un anno fa – dice l’avvocato Cesare Placanica, difensore dell’imputata - E, infatti, i giudici non l’hanno ritenuto mai incapace di volere». L’ultimo scorcio di questo legame - nato negli Ottanta – iniziò, secondo l’accusa, nel 2010. Fu allora che la Biasci tornò a stringere i rapporti con il professore, ottenendo l’uso del bancomat, come sostiene la procura.
La difesa Il legale: «Il prof ha scritto libri fino a ieri, per i giudici è sempre stato capace di volere»