Enjoy, divertirsi è un’arte
Calder, De Dominicis, Elrich al Chiostro del Bramante da oggi in mostra opere a tema ludico. Tutte da godere
Primo comandamento: divertirsi. Secondo: interagire, toccare, mettere in moto tutto. E infine: uscire meravigliati e, perché no, migliorati dal contatto fisico con le opere d’arte. Dopo il successo della mostra sull’amore («Love», che ha toccato quota 150mila visitatori), il Chiostro del Bramante torna ad occuparsi di pop-emozioni e chiama lo stesso curatore, Danilo Eccher, a confrontarsi con il tema del piacere ludico così centrale nella produzione contemporanea. È nata così «Enjoy. L’arte incontra il divertimento» che si apre oggi e che raccoglie una trentina di opere, sculture e installazioni, tra cui quelle di tre maestri storicizzati, veri pilastri del Novecento: i macchinari pieni di ingranaggi e poesia del maestro Jean Tinguely, il grande mobile rosso di Alexander Calder (1961) e la risata piena e contagiosa di Gino De Dominicis.
Accanto, le creazioni delle nuove generazioni: dalle amache giganti che invitano a sdraiarsi del brasiliano Ernesto Neto al mondo interattivo di luci colorate del collettivo giapponese TeamLab (mai esposto in Italia) che raccoglie oltre 400 artisti, ingegneri, animatori e web designer.
«Il visitatore lo vogliamo spiazzare, provocare e portare altrove, che poi è il significato etimologico della parola divertimento — dice Eccher —. Chi viene può perdersi nel labirinto di specchi di Leandro Erlich e ritrovarsi poi inseguito dagli occhi di Tony Oursler. Si può scalare l’enorme poltrona Mickey di Studio65, entrare in contatto con i corpi deformati di Erwin Wurm o rimanere incantato dalle creazioni di Mat Collishaw». L’interattività è elemento centrale di tutto l’allestimento. Dopotutto, gioco e divertimento sono due parole chiave dell’arte contemporanea. Dalle avanguardie del Novecento a oggi, l’aspetto ludico dell’opera è sempre più centrale. «In realtà, nell’intera storia dell’arte la dimensione del piacere è sempre presente prosegue il curatore - il fatto è che spesso lo si confonde con la superficialità e la spensieratezza». Invece «il gioco è ricerca, approfondimento continuo - aggiunge - è un modo per affrontare i grandi temi della vita e comporta molto studio e filosofia».
Ad accogliere i visitatori, l’enorme giardino di fiori orientali realizzato da Michael Lin , tra i massimi artisti taiwanesi. Un’opera colorata e vivace che «deve» essere calpestata e vissuta: l’artista l’ha pensata così, e realizzata qui insieme ai suoi assistenti e agli studenti d’arte della Capitale.