Cherkaoui: «La mia danza senza regole»
Sidi Larbi Cherkaoui porta a Romaeuropa «Fractus V» «Finalmente apriamo gli occhi e vediamo la spaccatura che ci separa»
«Il mio spettacolo nasce dall’incontro con le parole del linguista e filosofo Noam Chomsky, ma è anche nel solco tracciato da Pasolini. Si può dire che l’intellettuale abbia influenzato con le sue riflessioni la danza contemporanea»: Sidi Larbi Cherkaoui è un nome di spicco di quel vivaio vivacissimo nella coreografia contemporanea che è la danza belga. Martedì e mercoledì porterà in prima nazionale all’Auditorium Conciliazione il suo nuovo Fractus V. E se il punto di partenza è il padre del linguaggio universale, in controluce si vede anche il poeta di Casarsa. Fractus V racconta una frattura. «Finalmente apriamo gli occhi, non siamo più ciechi. Intuiamo l’enorme spaccatura che ci separa gli uni dagli altri. Nel balletto, osserviamo la realtà attraverso gli occhi dei danzatori: una varietà di linguaggi. I performer provengono da differenti Paesi e hanno background differenti. L’artista spagnolo va in scena portando con sé la pesante eredità del flamenco. Ognuno con il suo proprio stile». In scena anche quattro musicisti. «Anche loro rappresentativi della complessità umana: un coreano, un giapponese, un indiano e un congolese». Anche lei danzerà. «Sì,sono uno dei cinque ballerini. Dallo scambio di informazioni deriva un messaggio di speranza: conoscendosi, è possibile aiutarsi l’un l’altro. La comunicazione ha una grande parte di responsabilità: è non solo nel potere dei singoli, ma anche dei media, penso per esempio ai dilaganti social network, infondere valori etici capaci di promuovere la serena convivenza, anziché la reciproca distruzione». Lei è stato per anni alla guida del festival di danza contemporanea «Equilibrio», all’Auditorium. «Un meraviglioso ricordo, anche se, facendo la spola fra il teatro e l’albergo, ho avuto poco tempo per girare la città. Ho incontrato compagnie di tutto il mondo, e sperimentato l’altissima preparazione dei danzatori italiani. Hanno un approccio intelligente al mestiere. Capaci di dare il meglio anche in mancanza di un supporto forte. Un coreografo deve poter sbagliare, e per farlo l’appoggio economico è fondamentale. In Belgio abbiamo dalla nostra parte il ministro della Cultura». Tornerebbe in Italia? «Non per adesso, ma sono aperto a ogni collaborazione. C’è così tanto da voi che può accadere!». Dal 2015 Sidi Larbi Cherkaoui è alla guida del Balletto Reale delle Fiandre, dalla forte base classica. In Germania ci sono state proteste, per l’arrivo di Sasha Waltz allo Staatsballet. «Io credo che la tradizione non sia solo quella del più lontano passato, e sia importante conoscere nomi come Martha Graham, Merce Cunningham, Trisha Brown, Akram Khan! In repertorio abbiamo da Spartacus di Grigorovich a Café Müller della Bausch. C’è chi non conosce Béjart padre della danza contemporanea. Pur non godendo degli stessi finanziamenti erogati ad esempio in Francia, vediamo crescere una nuova generazione di danzatori che sa bene cosa sia il nostro folklore, cosa il classicismo».