Edoardo Ferrario dal web alla tv: risate e successi
Stand up comedy e laurea in Legge: il fenomeno Edoardo Ferrario in tour nei teatri
«Ho capito presto che da avvocato avrei avuto scarso successo. Diciamo che al massimo potevo aspirare a mettere i sassi sulla bilancia di Forum .... ». Si presenta così Edoardo Ferrario, romano (della Balduina), trent’anni, laurea in Giurisprudenza in tasca e uno dei talenti più promettenti della comicità «moderna e garbata, in stile stand up comedy».
In realtà, la sua carriera è già ben decollata e il suo primo tour nei teatri ha riscosso grande successo. Dopo l’inizio sul web — con una serie che raccontava proprio la vita dell’università e che ha conquistato milioni di visualizzazioni — è arrivata anche la tv: prima su La7 con Sabina Guzzanti (nel programma Un, due tre
Stella) e poi a Quelli che il calcio con imitazioni ormai cult, dello chef Alessandro Borghese, di Alessandro Cattelan, Zoro e Marco Giallini. «Tornerò anche quest’anno in trasmissione, ma solo una volta al mese. Nel frattempo continuo con il programma Black Out di Radio2 con un grande maestro come Enrico Vaime. E poi sto scrivendo il nuovo spettacolo e un soggetto per il cinema».
E che c’entra tutto questo con Giurisprudenza?
«Me lo chiedo anche io. Volevo fare Lettere, ma pensavo che Legge mi avrebbe offerto più sbocchi lavorativi. In realtà, mi ha dato grandissimi spunti e materiale... per il mio mestiere di comico ».
Sta parlando della web serie Esami?
«Sì, dieci puntate realizzate con un gruppo di colleghi in maniera del tutto indipendente. In altre parole, nessuno ci ha dato un euro. Abbiamo raccontato i tipi più strani che giravano in facoltà e gli esami più disastrosi delle nostre carriere. Tipo quelli in cui gli assistenti che ci interrogavano col telefono in mano per chattare su Facebook».
L’inizio in rete è stato un bel trampolino...
«Un successo inaspettato: internet ci ha aperto tante porte. Ma soprattutto ci ha dato la possibilità di avere un linguaggio immediato, di fare satira praticamente in tempo reale. Ed è sempre grazie al web che i gusti del pubblico si sono svecchiati: un po’ meno commedia dell’arte e un po’ più stand up comedy, i mono- loghi ironici e senza scenografia che porto a teatro e che adatto di sera in sera, di città in città. È un genere che piace a un pubblico che va dai 18 ai 40 anni. Gente che di solito si tiene lontana dai teatri...».
Come definisce il suo stile?
«Brillante ma non irriverente. Non amo il linguaggio forzato, le parolacce dette per provocare il pubblico. Più che le imitazioni, mi appassiona la satira sociale. Faccio mia la lezione di Carlo Verdone e Corrado Guzzanti: i loro personaggi sono sempre stati verosimili, ispirati al vicino di casa o al tizio che incontri sul bus. Ma con i loro tic e manie ci parlano della nostra società».
Chi è stato il primo bersaglio delle sue imitazioni?
«Il mio professore di educazione fisica al liceo Mamiani, un grande appassionato di jazz. Alla maturità, mi hanno chiesto di imitarlo davanti alla commissione».
E come sceglie i personaggi per la tv e la radio?
«Per lo più si tratta di artisti
Il web Internet ci ha aperto tante porte. Ma soprattutto ci ha dato la possibilità di avere un linguaggio immediato, di fare ironia in tempo reale
Il mio stile Brillante ma non irriverente. Non amo il linguaggio forzato, le parolacce dette per provocare il pubblico. Più che le imitazioni, mi interessa la satira sociale
che mi piacciono. Li osservo, li studio e li smaschero. Tutto parte dal linguaggio ed è per questo che funzionano bene anche in radio».
Dica la verità: la laurea era per far piacere ai suoi?
«All’inizio non dicevo nulla. Facevo serate nei locali a loro insaputa. Gli ho rivelato tutto tre settimane prima di andare in tv. Ma ormai ci sono abituati: mio fratello minore Giorgio è Mostro, il rapper primo in classifica. L’arte è di casa: citofonare Ferrario».