Sperlonga, Cusani torna sindaco ma il Comune è parte civile nel processo in cui è imputato
Il plurindagato Armando Cusani può tornare a fare il sindaco di Sperlonga. E se come punto di partenza può sembrare complicato, a guardar bene le cose lo è molto di più. Il comune in provincia di Latina è parte civile nel processo a carico del primo cittadino di ritorno.
Il via libera della prefettura al rientro del primo cittadino è arrivato sabato, esaminato il caso sui precetti della legge Severino. Il sindaco eletto con Forza Italia, arrestato a gennaio scorso nell’«Operazione Tiberio», è tornato in libertà il 14 settembre scorso, dopo la decisione del tribunale di Latina che aveva revocato i domiciliari disponendo per lui solo l’obbligo di firma. Per la legge non ci sono impedimenti all’esercizio delle sue funzioni di amministratore. Cusani era stato sospeso dall’incarico per i suoi guai giudiziari anche nel 2014 ed era allora presidente della Provincia. Al termine di quella sospensione (per l’ampliamento dell’Hotel Grotte di Tiberio e poi per una condanna per abuso d’ufficio sulla rimozione di una vigilessa) il 54enne è stato eletto nel 2016 al Comune di Sperlonga dove ora torna con il fardello giudiziario e l’incompatibilità reclamata dal senatore pd Claudio Moscardelli, che — annuncia — si rivolgerà al ministero dell’Interno. Nel processo cominciato per la vicenda Tiberio il Comune si è costituito parte civile. E Cusani è l’imputato principale con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta. Nell’ordinanza di arresto il gip parlava di: «Un clima di soggezione dei dipendenti comunali, dunque di prevedibile asservimento» nei confronti del sindaco. È abbastanza? Ancora no, perché anche il vicesindaco e facente funzioni nel periodo di sospensione, Francescantonio Faiola è finito nel frattempo sotto inchiesta per un’altra vicenda, l’abuso edilizio sulla lievitazione della metratura dell’hotel Ganimede, sequestrato a giugno. Nella stessa vicenda, neanche a dirlo, è indagato ancora il sindaco rientrante, Armando Cusani.