«Ti libero dalle bamboline voodoo» E intasca 20 mila euro
Donna accusata di circonvenzione d’incapace
Condannato alla cattiva sorte da un nemico malefico: le bamboline voodoo trovate nel sottoscala del negozio e nell’armadio di casa. Una scoperta scioccante, fatta da Giuseppe Caccetta, imprenditore affascinato dall’esoterismo e (manco a dirlo) pieno di problemi fino al collo. A permettere il ritrovamento, la signora Ana Ben Amer, libica, cosi spaventata dalla scoperta da convincere il commerciante a piazzare dentro casa un altarino circondato da candele, dove preparare pozioni a base di erbe miracolose per sradicare i sortilegi. La battaglia tra il bene e il male ha visto per il momento la signora soccombere, essendo finita a processo per circonvenzione d’incapace.
La procura - dopo un’indagine durata cinque anni - le contesta di aver sfruttato il momento di debolezza del commerciante per spillargli circa ventimila euro, illudendolo di risolvere le sue grane con la magia. A far cadere l’anziano imprenditore, 78 anni, nel vortice della paura fu una complicata operazione nel 2009. Seppure uscitone in ottime condizioni, le sicurezze di Caccetta scemarono. Da quel momento la sua famiglia imboccò un periodo complicato: furti a casa, l’attività impantanata nella crisi economica, la figlia coinvolta in un incidente. Le sue preoccupazioni Caccetta le rivelò alla cartomante di fiducia (estranea all’indagine), e il contenuto delle conversazioni arrivò all’orecchio della Ben Amer. La donna si presentò nel 2010 nel negozio d’abbigliamento dell’imprenditore dove - guarda caso - rinvenne delle bamboline voodoo. Analoga ricerca nell’appartamento portò alla scoperta di oggetti simili. Agli occhi di Caccetta era il cerchio che si chiudeva.
A quel punto, secondo il pm, Ben Amer aveva l’uomo in pugno. Lo convinse a farsi dare numerosi assegni senza intestazione per acquistare «strumenti e ingredienti necessari per le pratiche magiche con cui salvare l’uomo dalla condanna a morte delle bamboline». Ma a salvare il commerciante fu la figlia, accortasi del giro di assegni inspiegabili e dell’esistenza dell’altare in una stanza rimasta inaccessibile per mesi.