I «254 successi» della sindaca? Eccoli, uno per uno
Bus spostati, piani avviati: Raggi fa il bilancio
Con il «collaudo» fatto in prima persona del 720, la linea bus che collega la metro B all’aeroporto di Ciampino, Raggi ha certificato l’ultimo dei «piccoli, grandi successi» del Campidoglio M5S esibiti a Rimini sul palco di «Italia a 5 Stelle». Un turbinìo di slide, ben 254, a mettere in fila tutte le cose fatte dall’amministrazione grillina nella Capitale: l’ovazione della folla è per l’orgogliosa conferma del no alle Olimpiadi, ma gli applausi arrivano anche per il Grab - il grande raccordo delle bici -, il Pums - il piano urbano di mobilità sostenibile -, il riassetto delle società Partecipate, «Fabbrica Roma», l’accordo per Tor di Valle, la sperimentazione sul 5G. I romani però non possono fare fact-checking su tutto.
L’ultimo dei 254 «piccoli, grandi successi» del Campidoglio M5S, come li ha chiamati Virgina Raggi a Rimini dal palco di «Italia a 5 Stelle», è stato certificato ieri. Insieme all’assessora alla Mobilità, Linda Meleo, la sindaca è salita sul 720, la nuova linea (pure la 515 prossimamente) che collega la metro B con l’aeroporto di Ciampino. «Una cosa stupidissima», come l’ha definita Raggi davanti ai 50mila grillini della Fiera di Rimini volendo sottolineare sia la semplicità sia l’efficacia della decisione della sua giunta. Di decisioni così, secondo la sindaca, ce ne sono state altre 253, «piccoli passi per allontanarci da Mafia Capitale» celebrati uno ad uno alla festa del Movimento nello stand del Comune di Roma e spiegati uno per uno dalla truppa di consiglieri capitolini giunti in Romagna per illustrare il lavoro fatto in quindici mesi di governo della Capitale. Una slide, un successo. Un successo, una slide.
E mentre Raggi parlava sul palco incassando gli applausi, e l’ovazione per l’orgogliosa conferma del no alle Olimpiadi del 2024 ad un anno dal diniego ufficiale - anche questo celebrato tra successi con la compensazione della maratona interreligiosa «Via Pacis» -, le slide e continuavano a susseguirsi in un loop quasi ipnotico di hashtag che scandiva i goal segnati dalla squadra a Cinque Stelle. Il primo in ordine di importanza (e di citazione) era su Atac, «azienda dei trasporti che ci hanno lasciato con 1,3 miliardi di debiti...un certo fardello», che è appena entrata in tribunale per schivare il fallimento strappando il sì del giudice al concordato.
Quindi il Grab - il grande raccordo delle bici -, il Pums il piano urbano di mobilità sostenibile -, con tutte le iniziative relative: la mobilità elettrica, il car sharing, le isole pedonali e, chissà, le funivie. Il piano di riassetto delle società Partecipate dal Campidoglio, una galassia che sarà ridotta da 31 a 11 aziende grazie allo studio dell’assessore (uscente) Massimo Colomban. E poi ancora «Fabbrica Roma», il tavolo apparecchiato da Raggi con i sindacati e le associazioni di categoria per rilanciare l’economia cittadina. L’accordo fatto per lo Stadio della Roma alla vigilia dell’apertura della nuova Conferenza dei servizi, una partita ancora tutta da giocare. Il progetto di sperimentazione «a costo zero» sul 5G, cioè la rete superveloce che, sì, arriverà in punta di piedi (3mila utenti ancora da selezionare), ma che nel 2020 farà scattare la connettività della Capitale. Poi #Romanoslot, il provvedimento con cui si sono gettate le basi per la lotta alla ludopatia lasciando, però, ad una legge del governo il compito di limitare la nascita di nuove sale giochi. Quindi #Romaversorifiutizero, il piano di riduzione e gestione dei materiali post consumo che, viste le direttive di ferro dell’Europa, avrà nel 2021 il primo importante check-point. La modifica dello Statuto di Roma Capitale, una riforma «cacciavite» orientata dalla bussola della partecipazione diretta ma, viste la mancata implementazione del sito del Comune, ancora inefficace. Tanti, se non quasi tutti, progetti a lunga gittata.
Le slide, però, fissano anche successi verificabili direttamente dai romani. In quindici mesi di governo cittadino uno degli hashtag più popolari è stato #Romatagliaglisprechi perché metteva a confronto il costo dell’amministrazione Raggi con quelle precedenti di
L’annuncio «Faremo Grab, grande raccordo delle bici, e Pums, il piano urbano di mobilità sostenibile»
Alemanno (più 6 milioni) e del primo Marino (più 3 milioni). Un risparmio dallo spiccato retrogusto politico, rievocazione digitale del matra grillino sulle «precedenti amministrazioni». Ma di sicuro certificato sulla carta. Così come gli interventi del piano buche, uno dei mali atavici della Capitale verso il quale pure Beppe Grillo, dopo l’ormai famoso inciampo al Circo Massimo, ha chiesto a Raggi l’accelerata. Così per le strade la giunta Raggi ha previsto 85 milioni di euro in un anno, forse pochi per una città enorme come Roma. Ma le toppe ci sono: in via di Acquafredda, in via della Pisana, su via della Magliana, sull’Appia Nuova, a viale Tintoretto, via Erminio Spalla, via di Boccea, via Collatina e viale della Primavera, tutti pezzi di strade postati con la tecnica del prima e dopo. Lavori in corso anche a Ostia, all’Eur, sulla Palmiro Togliatti, su via Anagnina e sulla Casilina. E, al di là delle diatribe con i media «che non raccontano», sono questi i segnali che contano: il controllo dei fatti tocca ai cittadini.