Gaudio: «Concorsi truccati, un danno per tutto il Paese»
Il rettore de La Sapienza dopo gli arresti di Firenze
«G ravissimo. Se venisse confermato che i docenti truccavano i concorsi, sarebbe gravissimo. Per tutti. Un danno per tutta l’università, per gli studenti, per il Paese: non è questa l’università che vogliamo». È cauto Eugenio Gaudio. Il giorno dopo gli arresti per corruzione di 7 professori di vari atenei italiani e la sospensione di altri 22, il rettore della Sapienza dice di «aver fiducia nei giudici», ma è preoccupato che «si faccia di tutta l’erba un fascio».
Rettore, la procura di Firenze ha disposto l’interdizione dall’insegnamento per un anno anche per due professori della Sapienza, il tributarista Pietro Boria e il fiscalista Eugenio Della Valle. Li ha sentiti?»
«No, ma c’è un’indagine in corso. Siamo rimasti tutti molto colpiti da quello che abbiamo letto sui giornali e non ce lo aspettavamo. Ferma restando la massima fiducia nella magistratura, attendiamo di vedere come si concludono le indagini».
Nell’inchiesta si ipotizzano «sistematici accordi corruttivi tra professori» per favorire i propri studenti nei concorsi. Un sistema che, a giudicare dalla provenienza degli accusati, appare molto diffuso negli atenei italiani. È così?
«No invece. L’università combatte questi comportamenti e non vorrei che per un episodio negativo si confondesse l’acqua sporca con il bambino e quindi si buttasse via tutto: c’è, ed è la maggioranza, una università pulita, seria, onesta che lavora e si impegna per garantire trasparenza, apertura e valutazioni oggettive».
Ma come può difendersi l’università da questi «malcostumi», c’è un modo per denunciare?
«Alla Sapienza abbiamo il Collegio di disciplina, istituito per tutte le università dalla legge 240. Chiunque vi si può rivolgere e sapere che verrà ascoltato. Abbiamo ha un codice etico e un codice disciplinare che può portare fino al licenziamento. Come mio delegato per le funzioni relative ai procedimenti disciplinari ho voluto il professor Massimo Brutti, che, ricordo,è stato anche componente del Consiglio superiore della magistratura.
Ecco, questo per dire che tutte le segnalazioni vengono accolte, vagliate e verificate, e ogni comportamento sbagliato viene sanzionato, come è successo più volte in passato».
L’inchiesta di Firenze rischia di danneggiare tutta l’università italiana e quindi far fuggire all’estero i nostri cervelli?
«Certo questi comportamenti rallentano l’impegno che tutti mettiamo per far crescere sia le nostre università, i nostri giovani e la ricerca. Ma non vorrei il collegamento automatico tra questi episodi negativi e la fuga dei giovani all’estero, sarebbe molto sbagliato e non vorrei diventasse anche l’occasione per trasmettere sfiducia verso tutto il sistema universitario italiano e quindi (Jpeg)
verso il nostro Paese con il conseguente rallentamento nella concessione dei fondi già molto esigui».
Che messaggio dare allora a chi vuole entrare nel mondo accademico italiano?
«Noi siamo per chi fa le cose sul serio. Ai giovani studiosi voglio dire: continuate a studiare e a seguire le vostre passioni, noi siamo al fianco di chi lavora e si impegna».
L’inchiesta «Episodio negativo che non va però collegato al nostro impegno di ogni giorno»