Corriere della Sera (Roma)

Gaudio: «Concorsi truccati, un danno per tutto il Paese»

Il rettore de La Sapienza dopo gli arresti di Firenze

- Di Claudia Voltattorn­i

«G ravissimo. Se venisse confermato che i docenti truccavano i concorsi, sarebbe gravissimo. Per tutti. Un danno per tutta l’università, per gli studenti, per il Paese: non è questa l’università che vogliamo». È cauto Eugenio Gaudio. Il giorno dopo gli arresti per corruzione di 7 professori di vari atenei italiani e la sospension­e di altri 22, il rettore della Sapienza dice di «aver fiducia nei giudici», ma è preoccupat­o che «si faccia di tutta l’erba un fascio».

Rettore, la procura di Firenze ha disposto l’interdizio­ne dall’insegnamen­to per un anno anche per due professori della Sapienza, il tributaris­ta Pietro Boria e il fiscalista Eugenio Della Valle. Li ha sentiti?»

«No, ma c’è un’indagine in corso. Siamo rimasti tutti molto colpiti da quello che abbiamo letto sui giornali e non ce lo aspettavam­o. Ferma restando la massima fiducia nella magistratu­ra, attendiamo di vedere come si concludono le indagini».

Nell’inchiesta si ipotizzano «sistematic­i accordi corruttivi tra professori» per favorire i propri studenti nei concorsi. Un sistema che, a giudicare dalla provenienz­a degli accusati, appare molto diffuso negli atenei italiani. È così?

«No invece. L’università combatte questi comportame­nti e non vorrei che per un episodio negativo si confondess­e l’acqua sporca con il bambino e quindi si buttasse via tutto: c’è, ed è la maggioranz­a, una università pulita, seria, onesta che lavora e si impegna per garantire trasparenz­a, apertura e valutazion­i oggettive».

Ma come può difendersi l’università da questi «malcostumi», c’è un modo per denunciare?

«Alla Sapienza abbiamo il Collegio di disciplina, istituito per tutte le università dalla legge 240. Chiunque vi si può rivolgere e sapere che verrà ascoltato. Abbiamo ha un codice etico e un codice disciplina­re che può portare fino al licenziame­nto. Come mio delegato per le funzioni relative ai procedimen­ti disciplina­ri ho voluto il professor Massimo Brutti, che, ricordo,è stato anche componente del Consiglio superiore della magistratu­ra.

Ecco, questo per dire che tutte le segnalazio­ni vengono accolte, vagliate e verificate, e ogni comportame­nto sbagliato viene sanzionato, come è successo più volte in passato».

L’inchiesta di Firenze rischia di danneggiar­e tutta l’università italiana e quindi far fuggire all’estero i nostri cervelli?

«Certo questi comportame­nti rallentano l’impegno che tutti mettiamo per far crescere sia le nostre università, i nostri giovani e la ricerca. Ma non vorrei il collegamen­to automatico tra questi episodi negativi e la fuga dei giovani all’estero, sarebbe molto sbagliato e non vorrei diventasse anche l’occasione per trasmetter­e sfiducia verso tutto il sistema universita­rio italiano e quindi (Jpeg)

verso il nostro Paese con il conseguent­e rallentame­nto nella concession­e dei fondi già molto esigui».

Che messaggio dare allora a chi vuole entrare nel mondo accademico italiano?

«Noi siamo per chi fa le cose sul serio. Ai giovani studiosi voglio dire: continuate a studiare e a seguire le vostre passioni, noi siamo al fianco di chi lavora e si impegna».

L’inchiesta «Episodio negativo che non va però collegato al nostro impegno di ogni giorno»

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Da tutta Europa L’Università La Sapienza di Roma ha oltre 100 mila iscritti tra matricole, dottorandi e specializz­andi. È l’ateneo più grande d’Europa

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