Lazio, da Luis Alberto a Luiz Felipe: tutti i «miracoli» di Inzaghi
Ora restano da valorizzare Caicedo e Di Gennaro
Simone Inzaghi non è mago Merlino, come dice Lotito, però qualcosa di prodigioso nel suo modo di lavorare forse c’è. Altrimenti come spiegare il lancio, il rilancio o addirittura l’invenzione di tanti calciatori? La stagione scorsa ci ha consegnato una lunga serie di laziali che hanno beneficiato della pozione fatata dell’allenatore: Immobile, Strakosha, Milinkovic-Savic. Storie già vecchie e note, che qualcuno ha pensato di derubricare alla voce «casualità».
Se il percorso si ripete, però, diventa difficile pensare che si tratti, appunto, di vicende capitate solo per buona sorte. E quest’anno si sta verificando esattamente la stessa situazione. Ha cominciato Luis Alberto, buttato nella mischia in Supercoppa italiana anche a causa degli infortuni (Felipe Anderson) e dei casi di mercato (Keita) e diventato subito protagonista, tanto che oggi è insostituibile. Poi, nella partita di Verona, le magie del nonmago si sono moltiplicate.
Patric, ad esempio, da esterno di livello nemmeno eccelso si è trasformato in un difensore centrale affidabile (almeno per il momento e fino a prova contraria). E Marusic è diventato addirittura devastante: un rigore procurato, un assist, un gol. Ma la bacchetta di Merlino ha toccato soprattutto Luiz Felipe, un ragazzino la cui storia ha ricordato molto quella di Strakosha.
Anche il difensore brasiliano veniva da una pessima esperienza a Salerno, in serie B, dove aveva disputato sette partite (appena quattro da titolare) e non giocava da dicembre, addirittura; un po’ come il portiere albanese che due anni fa nella seconda squadra di Lotito aveva contato la miseria di dieci presenze, l’ultima a novembre.
Ebbene, Inzaghi ha lavorato con pazienza e sensibilità anche su Luiz Felipe, e lo ha cambiato. Sarà in grado il ragazzino di continuare a esprimersi su livelli elevati anche di fronte ad avversari più forti del Verona? Lo dirà il campo, a cominciare da quello dell’Olimpico dove domani giocherà ancora titolare contro lo Zulte Waregem.
Ma il compito di Inzaghi non si ferma qui. Valorizzati i giovani, deve riuscire nell’impresa anche con i vecchi. Domani offrirà un’altra chance a Caicedo, che finora non ha segnato ma ha dato confortanti segnali di vitalità, e a Di Gennaro, il pupillo del fratello Pippo ai tempi in cui era nella primavera del Milan. Hanno ventinove anni a testa, ma in mano a questo allenatore possono raggiungere vette alle quali non sono mai arrivati. Non chiamatelo mago, però.
L’ultimo recuperato È Patric, «inventato» difensore centrale domenica scorsa nella vittoria contro il Verona