Concordato Atac, rate fino al 2039
Istanza di pignoramento di Roma Tpl: conti correnti dell’azienda bloccati in attesa della valutazione del magistrato Il piano che Simioni ha portato in tribunale prevede il pagamento dei 1.200 creditori in vent’anni
Nel documento di richiesta concordato Atac portato in tribunale si fa riferimento al modello già usato dal Campidoglio per spalmare il debito con la sua partecipata: 240 rate mensili, l’ultima nel 2039. La stessa formula è proposta «anche per il resto debito accumulata da Atac. I creditori, dunque, potrebbero riprendere (parte) del dovuto tra molti anni. E intanto i pignoramenti per il lodo Roma Tpl portano al blocco dei conti correnti.
Un miliardo e mezzo da restituire in 20 anni di scomode rate. C’è un passaggio nella richiesta spedita dal Campidoglio in tribunale per imbracare Atac nella procedura di concordato preventivo che dà il quadro di ciò che a breve si troveranno a votare davanti al giudice i 1200 creditori dell’azienda dei trasporti capitolina. Tutto gira intorno al «principio del rinvio del rimborso» oppure «della dilazione» del debito - si legge nel documento - già cavalcato dal Comune nella faccenda dei 429 milioni (poi saliti a 490) di crediti con la sua partecipata. Il 12 ottobre dell’anno scorso una delibera stabilì che, a partire dal gennaio 2019, Atac avrebbe cominciato a saldare le rate per tappare quel buco con il suo azionista unico (che con la procedura sarà l’ultimo a riprendere i soldi): 240 bonifici mensili e mutuo acceso fino al 2039, cioè oltre, e di molto, rispetto alla scadenza del contratto di servizio con il Comune (3 dicembre 2019). Con la postilla che «la passività residua costituirà parte di attività e passività trasferite al subentrante, qualora diverso da Atac».
Di questa formula si parla nelle carte arrivate in tribunale. Quello che non si sapeva, e che forse nemmeno lo stuolo di creditori immaginava, è che il modello di mutuo ventennale sarebbe stato applicato anche al miliardo di debito extra partita Campidoglio-Atac. «In relazione al debito con Atac — è scritto nel plico sul tavolo del giudice — si prevederà l’applicazione del principio del rinvio del rimborso rispetto al restante debito, oppure della dilazione, come dato atto nella deliberazione della giunta capitolina numero 53 del 2016», del 12 ottobre appunto.
In pratica si gettano le basi per sincronizzare tutte le posizioni, quella del Campidoglio che rientrerà tra 20 anni dei 429 milioni in sospeso con la sua azienda e quella dei 1200 creditori che hanno bussato alla porta di Atac, talvolta attraverso gli agenti di Equitalia, per avere ristoro del dovuto.
L’indicazione sul futuro appare ormai chiara, quindi. Mentre il presente regala nuove grane: i pignoramenti chiesti e ottenuti da Roma Tpl in base al lodo relativo hanno già prodotto il blocco dei conti correnti usati dall’azienda presso alcune banche che adesso attendono il decreto di svincolo da parte del giudice. Che arriverà, visto che il concordato sospende pignoramenti e ingiunzioni. Ma forse tra qualche settimana, lasciando Atac senza liquidità per l’ordinaria amministrazione.
Se il piano passa, ai creditori imbufaliti(tra cui i dipendenti che protestano con l’azienda per le «mancate spettanze di settembre») non resta che votare sì alla proposta del tribunale e incrociare le dita. Perché le alternative sono solo due: o Atac sopravvive e dopo 20 anni il maxi buco è ripianato, oppure Atac fallisce, il debito scompare e i creditori restano col cerino in mano.