Salvini: «Per Ostia secessione alla catalana»
Il leader della Lega: «Vogliamo che diventi un Comune autonomo con una secessione alla catalana». Selfie e strette di mano
«Ah Salvì, a via Marino Fasàn c’avemo i topi che ce mangeno». Il primo contatto di Matteo Salvini con Ostia non è morbido. Il blitz inizia alle 9,30 con l’arrivo del leader della Lega al mercato di via Orazio dello sbirro. Ed è lì che, tra abbracci e strette di mano, Matteo Salvini inizia il suo tour per le vie della città con tanto di foto ai cassonetti stracolmi e ai materassi per strada. Poi espone il suo piano per Ostia: farne un Comune autonomo, secessione «alla catalana».
Il blitz inizia alle 9,30 con l’arrivo del leader della Lega al mercato di via Orazio dello sbirro. L’obiettivo era quello di lanciare la volata di Monica Picca, la candidata del centrodestra, per le municipali del 5 novembre, appuntamento cruciale per traghettare fuori dal commissariamento per mafia il Municipio X, ma anche verifica sul M5S che, ai tempi del ballottaggio RaggiGiachetti, a Ostia fece registrare il 76% delle preferenze.
In realtà, però, dopo un giro tra i commercianti del mercato con decine di selfie e strette di mano, la visita di Salvini si trasforma in un tour cittadino disegnato dalle segnalazioni dirette degli abitanti. Degrado, sporcizia, malaffare e quella sensazione di abbandono che supera l’entusiasmo degli ostiensi nel vedere un volto così noto in giro per la loro città. «A noi hanno rubato il portone del palazzo», dice il signor Giuseppe. «Il portone? Vengo a vedere», risponde Salvini mentre col cellulare immortala un materasso a due piazze abbandonato al cassonetto.
«Vojo sapè se te piace abità qua, Salvì», uno dei tanti cittadini che incalza il leader leghista. Che, infatti, lancia la sua proposta sostenendola con la forza dei numeri. «Noi vogliamo che Ostia diventi un comune autonomo, una secessione alla catalana - scherza, ma non troppo -. Del resto questo è un territorio dimenticato dall’amministrazione: ci sono più di 200 mila abitanti che versano 130 milioni di euro in tasse e se ne vedono restituire solo un quinto in servizi. In Lombardia sarebbe la seconda città dopo Milano, non può essere ridotta a periferia del Campidoglio. Diciamo che il Comune si ricorda di Ostia solo quando c’è da pagare».
E anche quando c’è da votare. E il timore di un effetto Raggi si comincia a far sentire. «Quelli che hanno votato Cinque Stelle dicono “Mattè, pensece te” - racconta Salvini -. Ora i sondaggi danno numeri dimezzati per il M5S, perché non si preoccupano del territorio. E comunque c’è da scommettere che qua il voto sarà in parte inquinato d soldoni poco puliti. Alcuni stabilimenti balneari per esempio sarebbero da dare in gestione direttamente ai carabinieri...». E le notizie che escono dalla Commissione antimafia ribadiscono il concetto: Forza Nuova non si presenterà alle elezioni perché ha poche sottoscrizioni e perché nelle liste aveva due pregiudicati per rapina; mentre il centrodestra, più cauto, ha portato a Enza Caporale, presidente del comitato elettivo, 22 nomi e non 24: dubbi sui casellari giudiziari.
È l’altra faccia del lido di Roma, la sensazione che poco o nulla sia cambiato in due anni di «rivoluzioni». «Qua in cento metri cambia il mondo: lungomare stupendo, poi il degrado subito nell’interno. Avete visto le vedette sugli scooter? Avevano scritto in faccia “ufficio informazioni”», dice Salvini. Perché quando ci si addentra nella periferia della periferia, i palazzoni popolari «difesi» da Casapuond (ieri super critica: «Chissà se dopo Salvini il centrodestra porterà il palazzinaro Alfio Marchini», la nota di Luca Marsella), l’atmosfera si fa pesante. Tanto che è proprio lo stesso Salvini a parlare di «modello Spada» dopo essere sceso nei garage di via Fasàn: motorini, barche, un tornio, frigoriferi, tutto coperto di ruggine ma tutto in vendita. Però, nel tour, da quei garage escono due Mercedes nuove di pacca. E tutto torna.
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