Corriere della Sera (Roma)

Diana Krall live, un’anteprima del Jazz Festival

Diana Krall domani all’Auditorium per un’anteprima del festival. La pianista e cantante canadese presenta il nuovo album, omaggio alla grande tradizione americana

- di Paolo Cervone

Non avevo intenzione di ripetermi e, rivivendo il mio passato, oggi oscillo fra malinconia e allegria L’amico «Turn Up the Quiet» è stata l’ultima collaboraz­ione con il produttore Tommy LiPuma (Miles Davis e Paul McCartney) scomparso a marzo

«Una volta che sei un pianista da saloon, lo resti per sempre» confessava ironica Diana Krall qualche anno fa, durante un concerto a Montréal, raccontand­o le prime esibizioni a sedici anni in un bar sport della sua città, Nanaimo nella British Columbia. E s’immaginava un futuro malinconic­o, su una nave da crociera a suonate le hit anni Settanta del marito, Elvis Costello; fra l’altro, confessava, i due figli gemelli che oggi hanno dieci anni hanno sempre preferito la musica del padre alla sua.

La bionda cantante-pianista canadese in realtà a 53 anni è considerat­a la più importante

jazz woman – quindici milioni di dischi venduti, cinque Grammy Award, nove dischi d’oro, nove di platino, sette multi-platinum – ospite dei più importanti festival: a cominciare proprio da Montréal, che la lanciò nel 1995, per arrivare a Umbria Jazz lo scorso anno.

La grande seduttrice del jazz sarà domani ore 21 al Parco della Musica – anteprima del Roma Jazz Festival - per presentare il nuovo album «Turn Up the Quiet», inciso con tre differenti formazioni, un omaggio agli standard jazz del Great American Songbook (anni Venti - Sessanta) come «Night and Day» di Cole Porter. Sul palco sarà accompagna­ta da Anthony Wilson chitarra; Karriem Riggins batteria; Stuart Duncan violino; Robert Hurst contrabbas­so.

Alternando concerti intimisti, in un’atmosfera da nightclub, a folle da concerto rock; elegante in abiti dagli spacchi vertiginos­i così come in jeans; sofisticat­a, divertente, seducente, la voce sussurrata, Diana Kroll è un vero «crooner» al femminile — «crooneuse» la definiscon­o i francesi in maniera più politicame­nte corretta — che riesce a vincere anche la diffidenza degli ortodossi del jazz. Lei sempliceme­nte ripete: «Non so se sono una cantante, sono di sicuro una pianista».

Frequentat­rice in passato anche di pop, rock, blues, ragtime, bossa nova, la Krall con quest’album è tornata al jazz, a fianco del prestigios­o produttore Tommy LiPuma, che aveva già lavorato con lei come con Miles Davis, Barbra Streisand, George Benson, Paul McCartney. «Tommy è scomparso all’improvviso a marzo, un mese dopo la fine del nostro lavoro. Aveva ottant’anni. È triste che non possa bere un bicchiere di vino con lui per festeggiar­e la bella accoglienz­a dell’album – ha confessato Diana Aveva capito che non dovevo ripetermi; diceva che, fra i miei dischi, è quello che ha più swing e autenticit­à, quello che meglio testimonia la mia evoluzione».

«Voglio la pioggia, perché riesco a esprimermi meglio» ripete spesso. E questo disco – racconta – è nato proprio in un momento buio, passeggian­do lungo il mare a Vancouver, ricordi dell’adolescenz­a, canzoni che non erano d’amore. «Ma poi ho messo da parte la nostalgia, per lasciare spazio anche al mio lato gioioso». Malinconic­a e felice allo stesso tempo. La scelta delle canzoni è un processo di tutta la vita - sostiene Diana Krall - Arriva però un momento in cui occorre fare ordine. «A volte si deve sempliceme­nte far emergere il silenzio per sentirsi meglio». Un tempo cantava: «Non c’è uomo dolce che valga il sale delle mie lacrime». Ora, «Like Someone in Love», si sorprende a guardar le stelle: «Non è romantico? Musica nella notte… Night and Day, tu sei l’unico… I’ll See You In My Dreams, ti vedo nei miei sogni…».

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