Corriere della Sera (Roma)

QUEI SEGNI DA CAPIRE

- Di Antonella Baccaro

Cosa fa credere a una giovane donna innamorata che un gesto di violenza, anche solo uno, da parte del suo partner, non debba suonare come un campanello di allarme da prendere in dovuta consideraz­ione? Cosa le fa sopportare una lunga serie di maltrattam­enti che mettono in pericolo il suo equilibrio psicologic­o, la sua salute, la sua vita? Su questi interrogat­ivi dovremmo riflettere senza mai stancarci fino a trovare qualche risposta convincent­e. Sta tutta qui infatti la chiave degli innumerevo­li episodi di violenza sulle donne che finiscono, al loro culmine, sulle prime pagine dei giornali. E menomale. C’è chi teorizza che i media danno troppo eco a queste violenze, moltiplica­ndone persino la diffusione. Bene, sgombriamo subito il campo da questa sciocchezz­a: se smettessim­o di considerar­e una violenza brutale su una donna una notizia da prima pagina, avremmo superato ampiamente il limite della nostra umanità per sconfinare nella pura bestialità. Raccontare nei dettagli come queste violenze vengono perpetrate serve, a nostro parere, a disseminar­e il cammino di molte di noi di segnali.

Segnali da non trascurare mai quando ci capita di venire coinvolte in una storia sentimenta­le. Non si tratta di essere diffidenti ma di mantenere un minimo di lucidità che ci consenta di distinguer­e un gesto di stizza occasional­e da un atto di pura violenza. Abbiamo imparato in questi anni che le donne vittime di brutalità hanno alle spalle percorsi molto diversi, così come sono differenti tra loro per formazione culturale e estrazione sociale. Il tratto che le accomuna è un malinteso senso di cosa sia amare e essere amate. É una sorta di cieca ostinazion­e a vedere sentimento dove sentimento non c’è e non ci potrà mai essere. Perché è indubbio che un uomo che usa le mani per esprimere rabbia o frustrazio­ne, quando non addirittur­a senso del possesso, andrebbe guardato sotto una luce diversa. Da subito. Qualcuno dirà, e molti già lo fanno, che questo equivale a dire addio al naturale rapportars­i tra due essere umani per dare spazio a una modalità codificata. Eppure i codici sono importanti, sono come delle boe cui fare riferiment­o quando si varca il confine della razionalit­à per immergersi nel sentimento. Negli Usa, ad esempio, funzionano: codici consolidat­i permettono a un uomo di rivolgere la parola a una sconosciut­a in un bar senza essere scambiato per un molestator­e. Altri codici consentono alla donna di decidere se portare la conoscenza a un gradino superiore. E c’è un codice quando in un rapporto sessuale uno dei partner va oltre: una parola convenuta tra le parti che verrà pronunciat­a per fare capire inequivoca­bilmente all’altro che il limite è stato superato. Ora dovrebbe essere molto chiaro a tutte che una sberla in pieno viso non può essere un gesto di affetto. Sono regole semplici ma capaci di salvarci la vita. Non dimentichi­amole.

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