Un romano su 5 non indossa le cinture in auto
La ricerca condotta in nove punti nevralgici del traffico, da corso Francia al Lungotevere
Sono passati quasi 30 anni da quando in Italia è stata emanata la legge sull’obbligo delle cinture di sicurezza in auto. Era il 1988, nel Paese governava il pentapartito e anche a Roma il sindaco era il diccì Nicola Signorello. Per i guidatori, il dovere di indossarle è arrivato solo l’anno dopo ed è stata una rivoluzione «culturale» che ha salvato migliaia di vite. Eppure oggi, nella Capitale, il 22 per cento dei conducenti non le indosserebbe. Una quota che sale al 26 per cento tra quanti siedono accanto e sfiora l’80 per cento tra chi si accomoda dietro. Queste stime preoccupanti sono contenute in uno studio della fondazione «Filippo Caracciolo», il centro studi dell’Aci.
La ricerca è stata condotta a Roma e raccoglie i risultati dell’osservazione di 66 mila veicoli in nove punti nevralgici di Roma: corso Francia, via Prenestina, via Ostiense, Lungotevere de’ Cenci e Lungotevere Raffaello Sanzio, via Luisa di Savoia, via Aurelia, via Tuscolana e via Nomentana.
Spulciando nel dossier, emerge anche un altro dato allarmante: il 57 per cento dei bimbi viaggia in auto senza usare i sistemi di ritenuta previsti dal Codice della strada.
«Le percentuali sono sconcertanti e non ce le aspettavamo — spiega Giuseppina Fusco, presidente della Fondazione Caracciolo — tanto che lo studio era stato ideato per capire quanti usavano il cellulare alla guida. Da subito, però, è emerso il problema delle cinture di sicurezza e siamo rimasti spiazzati perché, dopo 30 anni dall’introduzione dell’obbligo, pensavamo che in una città come Roma non esistesse più. Invece, abbiamo allargato lo studio».
Passando all’uso del telefonino mentre si guida, la quota degli automobilisti è del 6 per cento. «All’apparenza è un dato modesto ma non lo è affatto — prosegue Fusco che presiede anche l’Automobile Club Roma — perché abbiamo censito l’uso istantaneo ma a Roma gli spostamenti medi dei guidatori sono di 45 minuti. A quante chiamate, sms o messaggi di WhatsApp rispondono in quell’arco di tempo?». Rischio
Un pericolo non da poco. «Se si viaggia entri i limiti, a 50 chilometri orari, e intanto si risponde a un messaggio — spiega Enrico Pagliari, coordinatore dell’area tecnica di Aci — è come se si guidasse bendati per 10 secondi, durante i quali si percorrono 150 metri».
Per Fusco è «un’emergenza sociale da contrastare soprattutto sul piano formativo e per questo Aci ha lanciato campagne ma occorre insistere per fare breccia nelle abitudini».
Infine, c’è spazio per una notazione ambientale. Sono troppo poche le auto che viaggiano piene. Il 71 per cento, ha solo il conducente e per il 94 per cento sono vuote dietro.
Se si passa alle due ruote, c’è una nota positiva. I centauri che indossano il casco, per lo studio, sono il 99,8 per cento.