Da Ostia a Tienanmen Visioni fuori raccordo
Dieci anni fa - ai tempi della prima edizione del festival Visioni fuori raccordo - Rome documentary fest, l’attenzione generale verso il cinema del reale era decisamente più contenuta. Ancora, solo per fare un nome, Gianfranco Rosi, non aveva vinto il Leone d’oro con Sacro Gra né l’Orso d’oro con Fuocoammare arrivato in odor di Oscar. Lo scenario italiano e internazionale, e anche la produzione, sono cambiati moltissimo in questi anni. E l’attenzione del pubblico lo ha certificato. Occasione per fare il punto è l’edizione 2017 della rassegna, in corso fino a domenica al Cinema Palladium e all’Apollo 11 (programma e info su www.fuoriraccordo.it).
«Questi dieci anni sono non solo un traguardo ma confermano anche una riflessione e uno sguardo che osserva lo stato della produzione documentaristica a partire dagli approcci e dalle opere che si mettono in discussione e che, facendolo, interrogano le forme espressive consolidate — spiega il direttore artistico Luca Ricciardi — . Se c’è un comune denominatore nella varietà di scelte che compongono la selezione di questa decima edizione del festival, è proprio quello dello stupore verso l’inatteso, nel racconto e nei suoi linguaggi».
Titoli che rimandano a realtà, non solo geograficamente, molto lontane tra loro. Il sistema carcerario americano (The Prison in Twelve Landscapes della regista canadese Brett Story, presentato in anteprima italiana), e quello israeliano (Ghost
Hunting di Raed Andoni, premiato alla Berlinale 2016), il ritorno negli Usa di una celebre danzatrice (Bobbi Jene di Elvira Lind), gli abissi profondi di Jacquel Mayol, l’apneista che ispirò Luc Besson per Les Grand Bleu narrato in Dolphin Man dal regista greco Lefteris Charitos. E, ancora, una radiografia della prima generazione cinese nata dopo le proteste di Piazza Tienanmen (The First Shot di Federico Francioni e Yan Cheng).
Tra i nove titoli italiani in concorso — la giuria è composta dall’attrice Valentina Carnelutti, il regista Daniele Vicari e il critico Roberto Silvestri — spicca Il
principe di Ostia Bronx (nella foto sopra) di Raffaele Passerini. Protagonisti Dario Galetti Magnani e Maury «La Contessa», aspiranti attori che si muovono sul palcoscenico straordinario della spiaggia nudista di Capocotta. Un racconto di irriducibili, un gruppo di giovanissimi apicoltori, anche Il Tempo delle
Api di Rossella Antinori e Darel Di Gregorio. Da segnalare anche
The Good Intentions della giovane cineasta Beatrice Segolini (in co-regia con Maximilian Schlehuber) affronta il tema della violenza familiare.
E il festival è partner della mostra «Cecilia Mangini visioni e passioni. Fotografie 19521965» ospitata dal Museo delle Civiltà - Arti e Tradizioni Popolari.
Italiani Nove i titoli in concorso nella rassegna sul cinema del reale La storia Un noto calciatore ammette la sua vera e più profonda natura