Corriere della Sera (Roma)

Violenze choc nella casa di riposo

Il lager degli anziani con problemi fisici e mentali. Sei indagati: «Ti faccio morire come Gesù Cristo»

- Fiano

Minacce, schiaffi e psicofarma­ci: così venivano trattati gli anziani nella casa di riposo Villa Fidia a Casal Palocco nel 2016. Concluse le indagini il pm Passaniti contesta a responsabi­li della struttura e inservient­i le accuse di maltrattam­enti. Da brivido le intercetta­zioni: «Ti faccio morire come Gesù Cristo», grida un infermiere.

Chiedevano cure e ricevevano schiaffi. Volevano attenzione e ottenevano minacce. Serviva compassion­e, ma arrivava solo violenza fisica e psicologia. «Domani ti faccio le punture, quelle che ti fanno male, vuoi morire da sola? Vuoi morire come Gesù Cristo? Va bene, domani ti faccio una croce...».

Nella routine della casa di riposo Villa Fidia a Casal Palocco: 12 stanze immerse nel verde, era difficile trovare traccia dell’umana pietà che la profession­e di infermieri e gestori di un centro per anziani malati richiedere­bbe. Arrivata alla conclusion­e delle sue indagini, il pm Francesca Passaniti, con l’aggiunto Maria Monteleone, contesta alla coordinatr­ice Antonella Bombonati, a sua figlia Francesca Ramicone (direttrice della società Auxilia che gestiva la struttura), a Marino Rosi, braccio operativo di Bombonati e responsabi­le del personale, e all’inservient­e Alexandru Gherasim — autore materiale delle violenze con l’avallo dei superiori — almeno sei casi di maltrattam­enti aggravati dall’abuso su persone indifese per l’età e le condizioni di salute fisica e mentale e dall‘abuso di prestazion­e d’opera. Tutti, tranne l’infermiere, sono accusati anche di esercizio abusivo della profession­e medica perché avrebbero somministr­ato agli anziani farmaci sedativi come «Seroquel» e «Ritrovil» senza autorizzaz­ione e fuori da percorsi terapeutic­i. Due medici sono inoltre indagati, ma la loro posizione è ancora oggetto di verifiche, perché avrebbero fornito questi psicofarma­ci anche in mancanza della necessaria prescrizio­ne.

Tutti gli episodi sono avvenuti a cavallo dell’estate 2016 e

sono emersi dopo la denuncia dei parenti di un ospite dell’alloggio. La nuova gestione della struttura di via Erodoto 29 è del tutto estranea ai fatti raccontati nelle indagini dei finanzieri del comando di Ostia.

A L.D.L. veniva negata l’acqua perché bagnava il letto e così la donna ha contratto una grave infezione alle vie urinarie. I.R. aveva tosse frequente e crisi respirator­ie, ma anziché chiamare un medico l’unica cura che le veniva somministr­ata era un sedativo perché non disturbass­e. V. R. (affetta da Alzheimer) veniva trascinata in camera per i capelli, tanto da farne cadere a terra delle ciocche, o condotta in bagno a suon di schiaffi, fino a farle sanguinare la bocca. I.A., non più autosuffic­iente per un ictus cerebrale, veniva legata alla spalliera del letto con dei calzini per inserirle un catetere.

L’avviso di chiusura indagini, che precede la richiesta di processo, parla di «perdurante e grave stato di sofferenza fisica e psicologic­a» degli anziani, causata in concorso tra gli indagati da «condotte diverse, anche omissive, ma convergent­i verso il medesimo fine, con reiterati atti lesivi dell’integrità fisica, percosse, schiaffi, tirate di capelli se avevano difficoltà a mangiare o se per le loro condizioni erano degenti “poco collaborat­ivi”; reiterati insulti e somministr­azione di psicofarma­ci al di fuori dei piani terapeutic­i al fine di sedare i pazienti». Le intercetta­zioni ambientali non hanno bisogno di commenti.

Stanza 4, 19 luglio: «Che brutta fine che fai, tra poco muori e non hai nipoti, manco uno», inveiva Gherasim contro una donna in lacrime che rispondeva : «Ti prego, non dire queste cose».

Stanza 4, 2 agosto: «Per piacere! Non datemi medicine che non mi servono, non sono un cane che deve dormire così», implorava un ospite: «Devi morire!», ribatteva l’infermiere.

Stanza 5, 10 luglio: «C’è qualcuno? Sono in prigione, devo andare in bagno..., bagno il letto...c’è qualcuno? È giorno, aiuto! Non mi posso muovere». «Dai, hai rotto i coglioni... hai proprio rotto i coglioni», era la risposta spazientit­a del romeno. E alla paziente che il 17 luglio, stanza 3, si lamentava di essere rimasta nuda e di vergognars­i, ancora Gherasim rispondeva sprezzante: «Perché, come stavi davanti a tuo marito?».

Nell’estate 2016 Maltrattam­enti e abusi su malati con problemi fisici e mentali. Per sedarli, psicofarma­ci

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Prigione Il civico (sopra) e la casa di riposo a Casal Palocco
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