Marta Russo, appello al quarto uomo
La sorella Tiziana: «Chiedo a chi ha portato la pistola all’università di farsi avanti»
«O rmai i reati sono prescritti, mi auguro che il quarto uomo, quello che portò la pistola che ha ucciso mia sorella, esca allo scoperto»: è l’appello lanciato da Tiziana Russo, autrice del libro «Marta Russo, mia sorella» (Ed. Guerini, 15 euro) scritto «per chiudere un percorso e ripartire». La prima presentazione, non a caso, è stata tenuta nel Rettorato della Sapienza, a poche decine di metri di distanza dal vialetto dell’università in cui il 9 maggio del 1997 la giovane studentessa fu ferita a morte con un colpo di pistola (arma mai ritrovata). «Il libro non è sul processo, la vicenda giudiziaria è chiusa con le sentenze definitive che hanno individuato come colpevoli Giuseppe Scattone e Salvatore Ferraro - spiega Tiziana Russo -, il libro è stato un modo per ricostruire l’intimità con mia sorella e ritrovare me stessa. Lei era diventata solo “la ragazza uccisa all’università”. E io non ero più Tiziana, ma solo la sorella di Marta Russo. E’ stato un percorso lungo e doloroso, ma alla fine sono riuscita a restituirle l’umanità sommersa da processi mediatici e ipotesi complottiste». Il rettore Eugenio Gaudio ha voluto ringraziare Tiziana e la famiglia per le iniziative in nome di Marta e per la promozione della cultura della donazione degli organi, mentre il pro-rettore Mario Morcellini ha testimoniato la vicinanza dell’università alla famiglia Russo, «vicinanza che purtroppo non ci fu subito dopo l’omicidio».