Giuliano Peparini e Lo schiaccianoci, danza dei record
Ritorna al Teatro Costanzi «Lo schiaccianoci» coreografato da Giuliano Peparini. Sul palco la protagonista adolescente, topi acrobati e moderni bad boys
«Lo schiaccianoci» da record di Giuliano Peparini torna da oggi al Costanzi con la sua protagonista adolescente, i bad
boys, i topi acrobati e tanto altro. Peparini, fra i più popolari coreografi, specie dopo aver curato i tableaux del talent «Amici», creò la sua versione del classico nel 2015 per il corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Complice la stima di lunga data con la direttrice Eleonora Abbagnato: «Entrambi abbiamo come padre spirituale Roland Petit — ricorda —. Eleonora doveva entrare in compagnia, eravamo entrambi agli inizi con il balletto di Marsiglia. Come tutti gli italiani quando si ritrovano all’estero, ci siamo dati una mano. E siamo diventati amici. Io provenivo dall’American Ballet. A New York Petit mi aveva visto ballare, e m’invitò a fare un’audizione a Marsiglia. Prima danzai con la compagnia, poi mi fece provare un ruolo. Lo convinsi». Era solo l’inizio.
L’ascesa è stata rapida e inarrestabile: da danseur
étoile, a soli 24 anni, a coreografo e assistente e maître de
ballet del maestro. Peparini comincia ad essere ricercato nel mondo: dal Cirque du Soleil, al cinema. Nel 2013 viene scritturato in veste di direttore artistico e coreografo di «Amici». L’occasione per tornare in Italia, dopo più di vent’anni di assenza. Racconta: «Resto fedele a Roland Petit. Il suo motto era: tenere duro, non mollare, contare fino a
Il pubblico ama la mia prima versione di questo classico della danza. È un simbolo delle feste di Natale, come succede nei Paesi nordici, sensibili alle ricorrenze Giuliano Peparini
dieci per poi prendere una decisione. Anche quando si allontanò da Marsiglia, l’impressione è che non provasse paura. Se una svolta si deve fare, è inutile tentennare».
Come lui, che dopo anni di collaborazione ha lasciato «Amici». «Quel che avevo da dire nel programma, l’ho detto. Realizzare il talent richiede un impegno quotidiano costante, ma ho già dato tanto, vorrei tornare a fare teatro. Non è un addio, ma un arrivederci. Ho una miriade di nuovi progetti». Ad esempio, un secondo
Schiaccianoci, ora a Bruxelles, poi in Italia: «Un mio lavoro più contemporaneo, dove lo zio non è affatto buono, il mago è oscuro e cupo, Alexandre Dumas si siede a raccontare la favola ai bimbi radunati in cerchio. Uno spettacolo molto visuale. Fra danza e teatro, con venti attori e tanti bambini». Troppo originale per essere portato al Costanzi? «Il pubblico romano ama la mia prima versione. È diventato un simbolo delle feste di Natale, come succede nei Paesi nordici molto sensibili alle ricorrenze». Curioso che anche di Romeo e Giulietta abbia sfornato una doppia versione: il musical di David Zard presto di nuovo in tournée, e lo spettacolo in preparazione per Caracalla 2018. Spiega: «Adoro Shakespeare. Sulla trama classica si innesteranno elementi contemporanei. Universi agli antipodi, che si incontrano e si scontrano. È la mia visione del teatro». E c’è
Bô, di cui non si sa molto. Debutterà a marzo a Parigi. Un inno alla bellezza. Sette personaggi in viaggio verso un altrove meraviglioso. «Mi sento fiero e felice — conclude — come riprendere in mano la mia precedente vita professionale». Solo a una domanda non risponde: esiste un caso molestie sessuali anche nella danza? «No comment. Non è il momento».