Nani, l’umiltà di un vero leader
Umiltà e professionalità, nonostante la carriera e i titoli vinti con Sporting Lisbona e, soprattutto, Manchester United: così Nani è diventato leader anche nella Lazio, conquistando i compagni e il tecnico Inzaghi.
Non con i gol, né con i gesti tecnici o con la corsa, ma con la professionalità. È così che Luis Carlos Almeida da Cunha, in arte Nani, ha conquistato la Lazio: l’allenatore, i compagni, la società. Chi temeva che questo campione che molto ha guadagnato e moltissimo ha vinto arrivasse a Roma per godersi il sole, ha visto svanire presto certe paure: è venuto in Italia per scrivere altre pagine importanti della sua carriera. La cultura, insomma, è la stessa dell’amico Cristiano Ronaldo, del quale Ancelotti diceva ai tempi del Real: «Torniamo tardissimo dalle trasferte, c’è Irina a casa ad aspettarlo e lui si ferma fino alle tre di notte a farsi le terapie per essere subito pronto per il prossimo allenamento».
Il gol che Nani ha segnato contro l’Udinese è il terzo del suo campionato, dopo quelli con Benevento e Chievo, appena cinque giorni fa. Un bottino impressionante se pensiamo che conta appena 8 presenze ma soltanto una (appunto mercoledì) come titolare, e che ha giocato complessivamente 196 minuti. Segna una rete ogni 65 minuti, insomma; roba da bomber di razza.
Strano e bello per uno che invece è sempre stato soprattutto un uomo assist: nei suoi sette anni al Manchester United, ad esempio, in Premier vanta 56 assist e 25 gol, e anche nell’ultima Liga con il Valencia il bilancio ha la stessa tendenza, 8 passaggi vincenti a fronte di 5 reti. Inzaghi sta riuscendo anche in questo: trasformare un meraviglioso uomo assist in un cannoniere.
Contro l’Udinese l’assist a Nani lo ha fatto Felipe Anderson, che in campo gli somiglia e con cui è riuscito a condividere il peso dell’attacco nel giorno dell’assenza di Immobile. Con loro la Lazio è molto più ricca.