Spada, il «pizzo» sulla sede del Pd e sui negozi cinesi
E la camorra avanza lungo il litorale Nord
Nelle carte dell’ordinanza che ha portato all’arresto degli Spada è ricostruita l’area grigia di Ostia. Il salto di qualità? É avvenuto nel 2012 quando il clan ha acquisito il primo stabilimento balneare a Ostia. «La capacità di smantellare l’esistente» è la ragione d’essere della mafia del litorale, secondo la gip Simonetta D’Alessandro. La volontà di espandersi fino ad acquisire nuovi locali in piazza Vittorio e a Torvaianica. Ma sempre dal documento scritto dal giudice emergono i confini del quadrilatero del racket ai negozianti, quello del «pizzo» gestito dagli Spada, subentrati a Giovanni Galleoni, ucciso nel 2011, mentre la camorra avanza sul litorale Nord: ieri confiscati beni per 100 milioni di euro.
La mappa del pizzo a Nuova Ostia da Giovanni Galleoni, «Baficchio», assassinato nel 2011, agli Spada. Un’intera zona di litorale dove la richiesta di soldi ai commercianti è ormai una consuetudine. Un fenomeno ritenuto a lungo impossibile da scalfire. Nell’ordinanza sull’operazione «Eclissi» la gip Simonetta D’Alessandro parla del famigerato «quadrilatero»: via del Sommergibile, via Baffigo, via Storelli e un vasto tratto di lungomare. La fonte è Michael Cardoni, nipote del boss ammazzato insieme con Francesco Antonini (detto «Sorcanera») e figlio di Massimo, gambizzato nel 2016.
«Il territorio di competenza dell’organizzazione di mio zio era quello compreso tra via del Sommergibile, via Antonio Forni e il mercato Appagliatore - spiega il giovane nel corso della sua collaborazione nella quale ricorda anche la festa nel Duemila per il primo miliardo di lire guadagnato dal parente con attività illecite -. Lo stesso aveva altresì interessi criminali anche in altre zone di Ostia (oltre il cavalcavia)». Bar, locali, bische, tabaccherie: «Presso queste attività mio zio riscuoteva “il pizzo”. Tale “pizzo” viene ora riscosso dagli Spada», sottolinea ancora Cardoni. Una mappa della paura che sembra seguire lo stradario di Nuova Ostia. E ancora: «Presso il mercato Appagliatore mio zio riscuoteva il “pizzo” dalle attività commerciali ivi esistenti. Alcune attività lì presenti erano poi direttamente di sua proprietà e intestate a prestanome». Una questione di quadranti, come quello compreso fra via Baffigo, via del Sommergibile, via Vincon e via Storelli. Anche in questo caso locali pubblici, officine meccaniche, esercizi commerciali specializzati nella vendita di prodotti alimentari, perfino ambulatori veterinari. Un fruttivendolo - rivela ancora il pentito - «era di fatto di proprietà di mio zio e intestato fittiziamente a un altro individuo. Ricordo anche altri piccoli negozi presenti in zona che pagavano il “pizzo”: un negozietto di animali, anche la sede del Pd di Sabrina Giacobbi in via Antonio Forni (poi sfrattata per morosità) pagava mio zio. Come anche l’edicola» della stessa Giacobbi bruciata nel 2015, con l’esponente politica che disse: «A qualcuno non è piaciuto qualche mio no».
Dai riscontri investigativi e anche dalla testimonianza del nipote di «Baficchio» è emerso che a versare la quota per la protezione erano poi dei commercianti cinesi «che adesso
la pagano agli Spada», conferma il giovane nell’ordinanza, spiegando che l’unica attività rimasta estranea a questo giro era una bisca di due fratelli deceduti. Quattro poi gli stabilimenti balneari che pagavano il pizzo e dove «mio zio aveva dato indicazione di poter andare ogni volta che volevo per divertirmi, anche in compagnia di amici, senza dover pagare alcunché». Nella testimonianza del pentito anche un suicidio: «Il proprietario di un bar di Nuova Ostia (per quello che mi ha detto mio zio) si è impiccato», spiega ancora Cardoni.
«Per quanto attiene il paga- mento del “pizzo” la zona che era di mio zio è passata agli Spada», ripete ancora il nipote del boss ucciso, con frasi riportate nell’ordinanza di 748 pagine sfociata all’alba di giovedì nell’arresto di 32 persone, compresi di vertici della famiglia Spada, con il capo clan Carmine, detto «Romoletto». Racket, estorsioni e usura, secondo l’accusa, erano le attività principali della banda, insieme con il traffico e lo spaccio di stupefacenti. Il risultato dell’ascesa del gruppo un tempo considerato manovalanza dei Fasciani e poi diventato protagonista in quella parte di Ostia. Non solo nella richiesta di «pizzo» ai piccoli esercizi commerciali, ma anche alla grande distribuzione. Il pentito Cardoni ne parla con dovizia di particolari riferendo di un supermercato di Nuova Ostia «dove le zingare prelevano la spesa senza pagarla e il titolare è costretto a non reagire per evitare ritorsioni». Le rom infatti sono protette dagli Spada.