Marianela e altre étoiles: il glamour oltre la danza
Auditorium Marianela Nuñez, dal Royal Ballet di Londra, è fra i protagonisti di «Les Étoiles»
Le stelle della danza internazionale riunite a Roma per il gala Les Étoiles, oggi e domani all’Auditorium con la direzione artistica di Daniele Cipriani. «Sono di origine argentina, e considero il Royal Ballet di Londra la mia famiglia, l’Italia la mia seconda casa» dice Marianela Nuñez, di scena con star come Jacopo Tissi, unico italiano in forza al Teatro Bolshoi di Mosca.
Per lei il Royal Ballet è una seconda casa: «Di più, la mia famiglia. Mi ha aperto le porte vent’anni fa, ed è grazie al Royal Ballet che tanti miei sogni si sono avverati. Ciò che sono oggi, lo devo alla compagnia»: a parlare è Marianela Nuñez, argentina trapiantata in una Londra di studio e passione per la danza, fra le ballerine più rappresentative del Royal Ballet. Sarà nello stuolo de Les
Étoiles, gala di danza stasera e domani all’Auditorium a cura di Daniele Cipriani che ha incasellato virtuosismi «in volo» e sulle punte, celeberrimi passi a due dal repertorio (Giselle, La bella addormentata, Il Corsaro, Silvia, Esmeralda) e brani di noti coreografi d’oggi. Nel cast Sergio Bernal, artista di rara bellezza, oltre che bravura, principal dancer del Ballet Nacional de España, Jacopo Tissi, l’unico italiano in forza al Bolshoi, l’étoile del Mariinsky e dell’Opera di Monaco di Baviera Vladimir Shklyarov, Liudmila Konovalova dell’Opera di Vienna, e la giovane «magica creatura» Alena Kovaleva. Ancora, l’ucraina Iana Salenko dal Berlin Ballett, Joaquin De Luz primo ballerino del New York City Ballet, Daniel Camargo dello Stuttgart, fra le maggiori compagini mondiali, con origini nel 600. Brasiliano dalla tecnica possente.
Sarà lui ad accompagnare i virtuosismi di Marianela, morbida come il suo viso da bambina dagli occhi celesti e solida come una roccia, un concentrato di talento, fascino e tenacia, tanto da essere messa a contratto da Anthony Dowell a soli 18 anni come
first solist, saltando ben due step. Ha fan disseminati nel mondo, degni di ben più popolari star del cinema.«Io, una diva? È un aspetto che non prendo nemmeno in considerazione — sorride —. A Roma interpreterò il secondo atto di Giselle e il passo a due da Don Chisciotte. Adoro quest’arte con tutto il mio cuore. E ringrazio chiunque mi abbia aiutato e supportato, nei miei giri per il mondo. Poco spazio resta per la vanità».
L’Italia l’ha già applaudita: più di una volta ospite della Scala, al fianco di Roberto Bolle per Onegin di John Cranko, e sua partner anche in Giselle nella tournée a Costa Mesa. Ricorda: «Un momento speciale della mia carriera. Oltre agli show, sono rimasta totalmente coinvolta dalla loro preparazione. Onegin è uno dei miei ruoli preferiti, e danzarlo con Mr Bolle è stato vedere avverarsi un sogno. Amazing, stupefacente».
Con l’Italia è amore: «In Argentina sentiamo molto l’influenza italiana. Qui mi sento a mio agio. E il pubblico è vivace, brillante. Love love love
Italy». 36 anni, e tanti progetti ancora da realizzare: «Sono una sognatrice, avrete capito. Non mi fermo». In scena anche il coreano Kimin Kim, dal Mariinsky di San Pietroburgo, salti che fendono l’aria e atterraggi felini. Dall’Opéra di Parigi Léonore Baulac e Hugo Matchand, con un brano di Benjamin Millepied, Amovéo, su musiche di Philip Glass. Tutti insieme nel finale, sulle note di Riccardo Drigo.
Passione Nuñez: «Adoro quest’arte con tutto il mio cuore. Poco spazio resta per la vanità»