La ragazza svenuta: «La vodka a scuola? Volevo solo provarla»
«Nessuno mi ha costretta a bere. L’ho fatto per vedere che effetto mi faceva. Abbiamo scolato quelle bottiglie in un’aula, poi siamo scesi per le scale. All’improvviso si è fatto tutto buio e non ho capito più niente...». Così la ragazzina di 15 anni che mercoledì si è sentita male all’interno del liceo Russell di via Tuscolana, nell’ultimo giorno di cogestione. La giovane filippina vive a Ladispoli con i genitori.
La polizia l’ha interrogata prima che tornasse al liceo, dopo aver trascorso alcune ore in osservazione al San Giovanni. «Con me c’era anche la mia amica che ha portato la vodka, la conosco da tempo, anche i miei la conoscono. Andavamo a scuola da un’altra parte - racconta ancora la 15enne -, poi ci siamo incontrate di nuovo quella mattina, io con la mia comitiva e lei con la sua. E abbiamo deciso di bere insieme». Gli agenti del commissariato San Giovanni, proprio sulla base della versione fornita dalla ragazzina svenuta, hanno identificato l’amica e anche il negoziante bengalese che le aveva venduto il superalcolico senza poterlo fare in quanto minorenne. Adesso gli investigatori attendono la relazione della preside per individuare il prof che avrebbe dovuto controllare i ragazzi nell’aula incriminata.
Ieri intanto assemblee di tre ore al liceo sull’accaduto. «Lei ha sbagliato a bere alcolici e l’amica a portarli qui dentro sentenziano gli studenti -, ora però ci è stato detto di non prenderla in giro quando tornerà». Mea culpa invece da parte dei rappresentanti d’istituto sulla questione vigilanza in occasione della settimana di didattica alternativa. «Sarà aumentata», assicurano.