«Campagna brutta, zero temi e i manifesti deturpano tutto»
Bentivegna, docente di Comunicazione politica: slogan inutili
Manifesti e mega cartelloni elettorali al tempo di Twitter. Oltre ad invadere la città hanno ancora senso come strategia di comunicazione politica? «Le campagne elettorali sono diventate technology-intensive e c’è un’evidente ibridazione di diversi formati comunicativi spiega Sara Bentivegna, professore ordinario di Comunicazione Politica alla Sapienza - i manifesti elettorali sono meno frequenti rispetto al passato ma sono integrati in una più ampia campagna di comunicazione, non vanno presi di per sé. Poi un conto è pensare la campagna multicanale, un conto è realizzarla». La sensazione è che siano un po’ lasciati al caso...
«Sulla logistica è il Comune che vende gli spazi con determinati costi, dipende quindi da quanto il candidato investe. I grandi manifesti hanno costi molto alti, meno quelli sulle plance. Entrando a Roma da corso Francia c’è un enorme manifesto di Sergio Pirozzi che fa una certa impressione. È parte evidentemente di un tentativo di affermare un candidato meno noto. È probabile che un politico più conosciuto come Nicola Zingaretti faccia meno ricorso a questo tipo di affissioni. Inoltre chiunque abbia fatto campagna elettorale sa che quelli fissati sui marciapiedi vengono poi strappati, con conseguente scarso feedback. Una regola però vale sempre: o c’è una buona presenza, anche numerica, sul territorio o sono inutili. Di certo in molti casi deturpano il paesaggio». E, in tema di manifesti, come siamo messi a slogan?
«Sia a livello nazionale che regionale è una campagna bruttissima che non ha temi forti di confronto capaci di tradursi in slogan che catturano l’opinione pubblica. La coincidenza con le politiche, inoltre, fa risparmiare un sacco di soldi ma rischia di mettere in secondo piano le regionali, la campagna entrerà nel vivo nelle ultime due settimane e passerà di più per i canali tradizionali già forti, dalle reti del luogo di lavoro alle associazioni, piuttosto che per le pubblicità elettorali».