Corriere della Sera (Roma)

Il trittico dei sensi: danza fra estasi e furore

Da stasera al Costanzi il corpo di ballo dell’Opera interpreta le coreografi­e di Kilián, Inger e Forsythe

- Laura Martellini

Tre geni della danza, tre coreografi­e che aprono nuovamente le porte dell’Opera al contempora­neo, nel segno della sensualità, delle relazioni umane, del rapporto fra l’uomo e la donna: il trittico Kylián, Inger, Forsythe in scena da oggi a mercoledì 21 al Teatro dell’Opera, in memoria dell’étoile e direttrice onoraria della scuola di danza Elisabetta Terabust. Tre titoli al debutto nella Capitale, interpreta­ti dall’étoile Alessandra Amato, dai primi ballerini Susanna Salvi, Claudio Cocino e Alessio Rezza, con i solisti e il corpo di ballo dell’Opera.

A seguire il lavoro del corpo di ballo, sono stati chiamati Cora Bos-Kroese per Petite Mort di Kylián, Carl Inger per Walking Mad di Johan Inger, e Noah Gelber e Allison Brown per Artifact Suite di William Forsythe. «Una bella occasione, avere ballerini ospiti, per far crescere il corpo di ballo» spiega la direttrice, Eleonora Abbagnato. «Il mio compito è portare alla luce il talento dei singoli. Il danzatore deve cercare in sé qualcosa di nuovo, non solo stare in fila. Vale per Artifact, ma per ogni altro titolo» spiega Gelber, uno dei «ripetitori» chiamati a tirar fuori il meglio dagli artisti. Sulla stessa linea Allison Brown: «Far esplorare altre dimensioni oltre la capacità tecnica, ecco il nostro scopo. I danzatori sono sempre più in grado di respirare, ed è il respiro a fare la diffe- renza».

Tre pezzi di forte impatto, nella stessa serata. Petite

Mort è un lavoro creato nel 1991 per il Festival di Salisburgo, nel bicentenar­io della morte di Mozart. Nelle parole di Kylián, «un’espression­e poetica e significat­iva per descrivere l’orgasmo di un rapporto sessuale... Viviamo in un mondo in cui nulla è sacro. Dal tempo in cui fu creata la musica di Mozart a oggi, molte guerre sono state combattute e molto sangue è stato versato». Sei uomini e sei donne celebrano la coppia impugnando fioretti, che sembrano veri e propri partner. Ribelli e ostinati.

Il talento di Johan Inger, co- reografo svedese, grande danzatore del Nederlands Dans Theater dal 1990 al 2002, diede forma nel 2001 a

Walking Mad, nato da una folgorazio­ne: l’ammirazion­e di Inger per il coinvolgim­ento fisico e emotivo del direttore d’orchestra Zubin Mehta alle prese con il Bolero di Ravel. Il furore e l’estasi, un viaggio nei desideri più profondi. Miscellane­a di umori e emozioni sulle note di Für Alina di Arvo Pärt e del Bolero di Ravel. Artifact Suite è infine la versione ridotta di Artifact, che Forsythe creò nel 1984 per il Ballet Frankfurt, esponendov­i le sue teorie sulla rottura degli equilibri e la proiezione dei corpi. La tecnica accademica è declinata in variazioni coreografi­che, divise in due parti: nella prima, sulla famosa

Ciaccona BWV 1004 di Bach, due coppie si concatenan­o. Nella seconda (musica di Eva Crossmann-Hecht) protagonis­ta è l’intero corpo di ballo, che crea una tessitura di movimenti accademici, inscenando complicate relazioni.

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Erotismo Nella coreografi­a «Walking Mad» lo svedese Johan Inger configura una sorta di battaglia fra i sessi

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