Corriere della Sera (Roma)

Giorgio Tirabassi, un attore prestato alla musica (jazz)

Giorgio Tirabassi stasera con l’Hot Club in un omaggio al grande Reinhardt. E tra un set e un live, debutta come regista

- di Stefania Ulivi

«Sì, sarò, tra virgolette, il frontman del quintetto». Giorgio Tirabassi stasera sarà sul palco del Cotton Club di via Bellinzona 2 per I remember Django, un concerto tributo al grande chitarrist­a insieme all’Hot Club Roma (Moreno Viglione, Luca Velotti, Gianfranco Malorgio e Renato Gattone). «Li ho conosciuti quando preparavo il mio lavoro sulla canzone romantica, Romantica, in comune abbiamo la passione per il gipsy jazz di cui Django Reinhardt è stato il creatore». Preferisce mettere le virgolette perché quella del musicista è una specie di seconda giovinezza artistica, anche se alla chitarra, strumento d’elezione, l’attore romano si dedica fin da quando era ragazzo. «Una passione coltivata a lungo in privato, al massimo mi capitava di suonare qualcosa nei miei spettacoli, prima di trovare il coraggio. Il jazz ho iniziato a studiarlo seriamente a 50 anni. E grazie all’incontro con Moreno Viglione & c. è nata questa collaboraz­ione nel segno di Django a cui abbiamo già dedicato anche uno spettacolo».

Dopo il successo del suo album Romantica la prendono sul serio anche come musicista.

«Non avevo aspettativ­e, in verità. La mia intenzione era di rilanciare la tradizione musicale romana e coinvolger­e musicisti con radici anche nel jazz. Al pubblico è piaciuto, c’è voglia di andare oltre al romano macchietta di “Ma che ce frega ma che ce importa...”».

Anche nel suo lavoro di attore sembra amare le jam sessions: di recente l’abbiamo vista in tv con La linea verticale di Mattia Torre, con parte della squadra di Boris.

«È vero, amo il gioco di squadra. Con Mattia ci conosciamo dai tempi del teatro, mi piace, è fuori dagli schemi, rifugge le convenzion­i. A volte anche troppo e io tendo a fargli da fratello maggiore».

A che punto è il suo primo lungometra­ggio da regista, Il grande salto?

«È un progetto è nato anni fa, l’avevo scritto proprio con Mattia e Daniele Costantini, volevo fare un film con Ricky Memphis, a cui sono molto legato. Ho ripreso in mano l’idea, due ladruncoli che provano a fare il colpo della vita, e l’ho girato con Ricky, Valerio Mastandrea e Marco Giallini che hanno accettato volentieri. Anche con loro la sintonia è totale, una sorta di consanguin­eità».

Data di uscita?

«Ancora da definire, probabilme­nte dopo l’estate».

Quali sono stati gli incontri fondamenta­li nella sua carriera?

«Primo su tutti, certo, Gigi Proietti, sempre una guida: non ha mai perso il contatto reale con la realtà, per questo sa raccontarl­a bene. Poi Giancarlo Giannini, sul set lo squadrai, gli feci la tac: si ruba con gli occhi. E, poi Marcello Mastroiann­i, Manfredi. E Scola per La cena. Una scena con lui valeva un corso di recitazion­e».

Rimpianti?

«Solo uno, legato proprio a Scola. Mi chiamò anche per Concorrenz­a sleale ma stavo facendo Distretto di polizia, non potevo».

Prossimo impegno da attore?

«Sto per cominciare le riprese del nuovo film di Gabriele Mainetti».

Lei è molto legato alla sua città, come la vede?

«Oltre a tutto il resto, sento molto la mancanza di un progetto culturale, mancano luoghi di aggregazio­ne, si combatte anche contro il cinema all’aperto... Eppure c’è molto da fare, basta ricordare le cose che fece Renato Nicolini in un momento storico certo tutt’altro che facile».

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 ??  ?? Gipsy jazz Qui sopra, Giorgio Tirabassi, 58 anni. A sinistra, l’attore con i componenti dell’Hot Club Roma a Londra per un concerto in omaggio di Django Reinhardt, creatore del gipsy jazz
Gipsy jazz Qui sopra, Giorgio Tirabassi, 58 anni. A sinistra, l’attore con i componenti dell’Hot Club Roma a Londra per un concerto in omaggio di Django Reinhardt, creatore del gipsy jazz
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