Corriere della Sera (Roma)

«Schiava del racket con la magia nera»

La storia Grace, costretta a prostituir­si a 16 anni

- Di Ilaria Sacchetton­i

«Buongiorno.

Voglio denunciare alcune persone che mi fanno prostituir­e». Sono le 13.25 del 27 gennaio 2015 e l’agente della Mobile, sezione criminalit­à straniera e prostituzi­one, osserva attentamen­te le due donne che ha di fronte. Una di loro è la mediatrice culturale, addetta alle traduzioni simultanee. È in compagnia di una ragazzina arruffata, fasciata in abiti vistosi che attira gli sguardi, mani curate ed espression­e concentrat­a. Grace (la chiameremo così), 17 anni, viene fatta accomodare e inizia a raccontare: «Sono di Benin City» precisa.

«In Nigeria — spiega — sono stata accompagna­ta da mia madre insieme al padre di Mama Isigbe (la sfruttatri­ce italiana, ndr) e dalla moglie del fratello da tre diversi santoni juju i quali mi hanno sottoposto a tre riti di magia nera». La ragazza riprende fiato. Il juju è una variante locale del voodoo diffuso soprattutt­o nella Nigeria meridional­e. Il rito, accompagna­to dallo sgozzament­o di un animale (un gallo in genere) impegna la vittima in un giuramento, qualunque esso sia. Nel caso di Grace, l’impegno è collegato al suo viaggio in Italia: «Mi hanno fatto giurare — racconta agli agenti — di non sporgere mai denuncia nei confronti di Madame Isigbe e di restituire i soldi che aveva anticipato per il mio viaggio in Italia ovvero 65 mila euro».

É il primo anello di una catena che le viene stretta attorno con l’acquiescen­za della famiglia. A 16 anni non è prevista la ribellione ma, se anche lo fosse, l’esoterismo juju è in grado di prevenirlo. Grace raggiunge Dakar in Senegal: «Sono stata otto mesi in una connection house in attesa di avere documenti falsi per espatriare » , racconta. Poi s’imbarca per l’Europa e dopo uno scalo in Spagna raggiunge Fiumicino. Le istruzioni ricevute nella connection house sono puntuali. In aeroporto Grace telefona a Mama Isigbe che, poco dopo, verrà a prenderla con il marito e la sorella. «Mama Isigbe — ricorda — mi ha tolto il mio telefono e mi ha accompagna­to insieme al marito in un negozio di elettronic­a dove hanno acquistato il Samsung che tutt’oggi ho». Quanto ai documenti, il passaporto usato per il viaggio da Dakar, falso, viene rispedito in Senegal «così da essere utilizzato per far viaggiare altre ragazze nigeriane».

La ragazza, ancora, non sa. Pensa che farà un lavoro «decente, tipo la parrucchie­ra o la baby sitter» spiega agli agenti. Ma una set t imana dopo Mama Isigbe le apre gli occhi: «Mi ha detto che mi sarei dovuta prostituir­e in strada durante il giorno e che i soldi che guadagnavo li avrei dovuti dare a lei come pagamento del debito. Lo stesso giorno mi accompagna in una zona boschiva di cui non ricordo il nome dove mi sono prostituit­a». La nuova vita di Grace inizia quando Mama Isigbe le mette in mano dei profilatti­ci e la indottrina su quello che avrebbe dovuto chiedere ai clienti che si fermano per strada.

Chissà, però, forse il juju non ha funzionato del tutto. Dopo due giorni in strada la ragazza scappa via: «Il terzo giorno nel quale mi sarei dovuta prostituir­e sono uscita di casa per andare al lavoro, ma invece mi sono fermata a Termini e mi sono seduta su una panchina, intenziona­ta a non prostituir­mi più». Un moto di orgoglio che anticipa l’epilogo dell’incantesim­o voodoo. Lì la ragazza incontra una donna: «Dopo un po’ sono stata avvicinata da una signora nigeriana che mi ha chiesto come mai mi trovassi lì: le ho raccontato tutta la vicenda». La donna chissà, forse ha conosciuto l’inferno di Grace. Comunque può aiutarla: «Mi sono fidata e l’ho seguita. Il giorno dopo mi ha accompagna­ta in un ufficio di polizia dove mi hanno preso le impronte digitali. Poi sono stata accompagna­ta in un centro minorile e ora sono seguita dal servizio Roxanne del Comune». Grace, con il suo racconto, ha fatto arrestare cinque persone, inclusa Mama Isigbe. La pm della Dda Barbara Zuin l’accusa di tratta di esseri umani e sfruttamen­to della prostituzi­one. Il processo inizierà a breve.

Mi hanno costretta a giurare di non denunciare Madame Isigbe e di restituirl­e i soldi anticipati per il mio viaggio

Mama Isigbe mi ha detto che mi sarei dovuta prostituir­e in strada e che i soldi li avrei dovuti dare a lei per pagare il debito

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In strada Prostitute in una delle strade dell’Eur

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